17 ottobre 2021

Avevo già percorso la parte iniziale del sentiero; la prima volta nel luglio del 1984 quando l’Associazione Naturalistica Argonauta di Fano aveva organizzato la risalita a piedi del Metauro dalla foce alla sorgente. Ci eravamo dati appuntamento alla foce del Metauro, da lì (con i piedi sulla battigia) era iniziata la risalita che ci avrebbe portato nel giro di una settimana a percorrere i 121 km del Metauro (è il fiume più lungo delle Marche) e a raggiungere la sorgente dell’Auro in territorio toscano. 

Ripetemmo l’iniziativa con cadenza decennale: nel 1994, nel 2004 e nel 2014. In tutte e quattro le edizioni l’ultimo giorno del percorso prevedeva di passare per Parchiule, varcare il confine della regione Marche e proseguire sulla Strada della Luna in territorio toscano per poi andare alla ricerca della sorgente. 

Trovare il punto esatto della sorgente non era semplice, a luglio la parte superiore dell’Auro è priva d’acqua e, man mano che risalivamo la pendice del Monte Maggiore, il tracciato dell’alveo si faceva sempre meno evidente; ricordo che nella prima edizione, Agostino, membro dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, spossato dalla ripida salita, si era fermato ed aveva sentenziato: “Il Metauro nasce qui!”.

Come dicevo, la parte iniziale del sentiero ad anello (lunghezza 8,7 km) che percorriamo oggi  ricalca quello di allora: lasciamo la Strada della Luna all’altezza di Cà Metrogno – un casolare isolato circondato dai boschi dell’Alpe della Luna – ed imbocchiamo una pista forestale che scende fino al torrente in corrispondenza di Gorgoscura: i resti dell’antico mulino sono nella confluenza con il Fosso Meta (omonimo del Torrente Meta che confluisce nell’Auro a Borgo Pace). 

Dopo avere guadato il torrente, proseguiamo sulla pista che risale la valle di Gorgoscura, nota come “la via dei contrabbandieri” perché usata fin quasi all’inizio della Seconda Guerra Mondiale dai contrabbandieri che trasportavano clandestinamente il sale dalla Romagna alla Toscana ed il tabacco in senso contrario.  

Durante le risalite a piedi del Metauro, in un certo punto, lasciavamo la pista per dirigerci verso la sorgente; oggi, invece, proseguiamo fino alla sommità del Colle delle Quarantelle (quota 1018 m) seguendo la segnaletica del sentiero 006 BT6.

Poco prima di raggiungere la cima, in corrispondenza di un calanco, verso ovest, si apre la visione dei rilievi più elevati dell’Alpe della Luna: il Monte Maggiore (1384 m) ed il Monte dei Frati (1453 m).

Giunti sulla sommità del Colle delle Quarantelle – dove abbiamo pranzato -, lo sguardo si apre verso a sud, verso l’Appennino umbro-marchigiano, sullo sfondo il Monte Nerone e dietro il Monte Catria a fare capolino. Tra noi e quei monti tante quinte di rilievi minori ricoperte dal bosco, dove il giallo ed il rosso dell’autunno ancora s’intravede appena. 

Quella copertura boschiva non mostra insediamenti umani; solo guardando con attenzione si notano delle pale eoliche spuntare dai rilievi.

Volgendo lo sguardo verso est c’è la Valle delle Cannucce che avremmo percorso per completare l’anello; in fondo alla valle si nota l’ultimo edificio di Acquaviva, borgo ora in fase di ristrutturazione ma fino a pochi anni fa completamente in abbandono – era affascinante visitare quell’agglomerato di case privo di presenza umana.

Anche questa parte del percorso, tutto in discesa, si svolge all’interno del bosco; il sentiero corre a fianco al Fosso di Acquaviva affluente dell’Auro. Nella parte alta l’alveo del fosso è privo d’acqua ma scendendo l’acqua compare creando degli scorci di particolare bellezza, rocce, cascatelle,  minuscole zone impaludate dove sono presenti piante acquatiche, come equiseti, carici (Carex pendula), farfaracci. Il nome della valle: “Valle delle Cannucce” si deve proprio alle piante acquatiche di queste zone umide.

Non solo acqua, rocce e piante; ci imbattiamo in una rana rossa, quasi sicuramente una Rana appenninica(Rana italica); mentre ci soffermiamo ad osservarla, intorno ci sono decine di rane  giovani, lunghe un paio di centimetri, che saltellano nel sottobosco.

Poco a monte di Acquaviva, quando siamo ormai prossimi a chiudere l’anello, il sentiero lascia il posto ad una strada sterrata sistemata recentemente.

A spingere noi dell’Associazione Argonauta ad organizzare l’escursione in questa valle (che non conoscevamo) è stato il grido di dolore contenuto nel comunicato della Pro Loco di Badia Tedalda dello scorso 30 agosto: “… Nonostante viviamo in un momento storico di grande consapevolezza sull’importanza di tutelare l’ambiente e di prevenire il dissesto idrogeologico, nonostante l’impegno delle organizzazioni ambientaliste, nonostante molti governi mondiali, compreso quello italiano, abbiano preso e stiano prendendo iniziative politiche, sociali ed economiche a tal fine, nel nostro comprensorio invece si procede come non mai ad un disboscamento scellerato con realizzazioni di sbancamenti per annesse piste di viabilità che incidono profondamente il paesaggio, il già precario equilibrio idrogeologico e le  fragili e poco manutenute strade comunali e vicinali.

[…]

In questi giorni potrebbe compiersi un nuovo scempio che distruggerebbe la valle delle Cannucce e dell’Auro (affluenti principali del fiume Metauro) tra le aree più selvagge ed incontaminate dell’Alpe della Luna. 

Siamo in attesa di risposte dagli enti locali competenti sulle autorizzazioni avute da privati per il movimento terra sulla strada Vicinale di Val della Sarsa dopo l’abitato di Acquaviva che per buona parte è coincidente con il sentiero storico del catasto Leopoldino e con il tracciato del sentiero CAI BT6 (006) “La via dei contrabbandieri”.

Questa nuova  viabilità congiungendosi a quella che già sale dall’altro versante del Monte Orsaia per la Valle di Gorgoscura, avrebbe lo scopo di  rendere più agevole e veloce, rispetto all’altra strada esistente, il disboscamento di centinaia di ettari, ormai non tagliati da quando il trasporto del legname avveniva con i muli. 

La cosa che ci preoccupa è che oltre all’eccezionale bellezza selvaggia di questa valle, attualmente percorsa da un piccolo sentiero che talvolta risulta scomparso dalla vegetazione o da piccoli smottamenti, è la presenza in ambo i lati di pareti di marnoso-arenacea che scendono a picco sul letto del torrente e che obbligano i sentieri ad inevitabili attraversamenti sul torrente o tratti addirittura coincidenti con lo stesso alveo; figuriamoci cosa comporterebbe la realizzazione di una strada per camion o grossi trattori.”

Al comunicato stampa della Pro Loco di Badia Tedalda si è aggiunta pochi giorni dopo (il 9 settembre) la lettera di Mauro De Donatis, docente di Geologia dell’Università di Urbino, che ha rilevato la carta geologica dei dintorni di Badia Tedalda e che negli ultimi anni porta gli studenti per dei laboratori di terreno proprio nella zona tra Acquaviva e Montelabreve: “…ieri sono venuto a fare un sopralluogo proprio sopra l’abitato di Acquaviva, lungo il sentiero “dei contrabbandieri”.

Ho notato da subito che la strada che entra dentro la stretta valle era stata allargata fino ad una zona in cui c’è un accumulo di frana.

[…]

Inoltre ho sentito da abitanti del posto che ci sarebbe l’intenzione di continuare a scavare sulla traccia del sentiero CAI 006 BT6 che poco dopo passa sul bordo stretto di un affioramento di rocce e poi attraversa il torrente “delle cannucce”, dove, anche ora, sono riconoscibili delicati ambienti umidi (il toponimo dà già da solo indicazioni sulla flora particolare del posto). Mi è stato anche riferito che la strada dovrebbe raggiungere Monte delle Quarantelle per congiungersi a quella che sale da Gorgoscura.

A parte il fatto che si andrebbe ad intaccare la bellezza selvaggia dei luoghi che è ricchezza anche economica per l’aumentare della richiesta del turismo lento e sostenibile, vorrei segnalare che lo scavo e la movimentazione di notevoli masse di rocce marnose e arenacee, come quelle presenti nell’area, condurrebbe inevitabilmente a far scendere materiale negli impluvi sottostanti con una modifica del profilo d’equilibrio degli stessi e conseguenti problemi di erosione e accumulo lungo l’asta torrentizia …

Didascalie foto:

1 – Monte Maggiore (Alpe della Luna), visto dal Colle delle Quarantelle, 17 ottobre 2021

2 – Appennino Umbro-marchigiano (sullo sfondo il Monte Nerone), visto dal Colle delle Quarantelle, 17 ottobre 2021

3 – Foto di gruppo sul Colle delle Quarantelle, 17 ottobre 2021, foto di Andrea Furlani

4 – Scorcio del Fosso di Acquaviva, 17 ottobre 2021

5 – Rana rossa (quasi sicuramente Rana appenninica Rana italica), Valle delle Cannucce, 17 ottobre 2021

6 – Valle delle cannucce: è presente solo un piccolo sentiero

7 – Strada sterrata a monte di Acquaviva recentemente sistemata e che si teme possa proseguire sostituendosi al sentiero, 17 ottobre 2021

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