Quando interviene, torna il buonumore nelle famiglie. Il ministro dell’istruzione è una certezza. Se uno pensa che la responsabilità di governo possa accendere la fiammella del giudizio sopra la testa di un ministro, ebbene si sbaglia: l’unica fiammella che si accende è quella del Movimento Sociale Italiano. Tra un’aggressione fascista e la lettera accorata di una dirigente scolastica, lui sa subito da che parte e con chi schierarsi. Non potendo usare il manganello, elegantemente minaccia la preside. Non una parola di solidarietà agli studenti aggrediti da parte del ministro dell’istruzione. Chiede invece solidarietà, perché lo minacciano. Evidentemente si sente il ministro di sé stesso e tutte le polizie di Stato non gli bastano, non si sente sicuro, poverino. La sua genuina comicità è impagabile. Il ministro di sé stesso è solo uno degli esempi di quella sgangherata combriccola che sgoverna un paese totalmente estraneo alla politica. Alle elezioni vanno a votare esigue minoranze. Quelli che governano rappresentano la maggioranza delle minoranze. Dovrebbero saperlo, che non rappresentano nessuno, se non sé stessi. E lui, modestamente, lo sa. Neanche è stato eletto.
Dovendo rappresentare sé stesso, giustamente si stupisce che gli altri mostrino idee così diverse, convenzionali, antifasciste, democratiche, civili, che insomma vogliano conoscere e non misconoscere, confrontarsi e non subire minacce. L’antifascismo è troppo difficile da capire per il ministro di sé stesso. La vita quotidiana è complicata, non si arriva a fine mese, il lavoro è sempre sottopagato, il clima internazionale è sull’orlo di una catastrofe, ma per fortuna il ministro Valditara riporta tutte le cose alla dimensione che lui conosce meglio, quella comica. Cioè, neanche quella conosce, gli viene così, che volete, la classe non è acqua.