Mentre lui lavorava in giardino, sua moglie aveva iniziato a sistemare casa – avevano degli ospiti a cena.
Lei era occupata nelle faccende domestiche con la televisione a farle compagnia. Quando la sua trasmissione preferita (un reality) terminò, impegnata com’era, non si era affrettata a spegnere il televisore. Quando si decise a farlo il telegiornale stava trasmettendo un servizio sull’importanza di salvaguardare la risorsa-acqua: “Oltre 5 miliardi le persone entro il 2050 potrebbero avere problemi connessi alla carenza di acqua …”.
Lui si fermò a guardare soddisfatto il suo giardino, orgoglio di tutto il quartiere. Tante volte aveva notato i passanti girare la testa per osservare le sue ortensie fiorite e, soprattutto, il suo prato sempre curato, verde pure ora, in piena estate.
Ben diverso era il giardino del suo confinante, pieno di erbacce, trasandato.
Con il suo potente aspiratore soffiatore lui aveva eliminato le foglie secche dal prato. Poi era passato a togliere quelle che sporcavano il vialetto, infine era uscito in strada per scacciare quelle che si erano ammucchiate contro il suo muretto di cinta.
Le foglie secche danno l’impressione di trascuratezza, pensò, come farà il suo vicino a sopportarle? Eppure di tempo ne avrebbe, è anche in pensione, cosa gli costa darsi un po’ da fare in giardino. Quell’incuria rischia di riflettersi negativamente su tutto il quartiere.
Tante volte aveva cercato di farglielo capire, con lo sguardo accusatorio che volgeva a quel groviglio vegetale ed inserendo qualche casuale riferimento sull’importanza di vivere in un ambiente curato quando scambiava qualche frase di cortesia con lui.
L’incuria di cui il vicino era colpevole non si limitava al giardino, anche la sua auto gridava vendetta. Quel giorno, mentre sulla strada stava dando la caccia alle foglie secche, non aveva resistito; si era guardato intorno per vedere se c’erano occhi puntati su di lui, poi aveva scritto un bel “LAVAMI” sul lunotto dell’auto impolverata del vicino, parcheggiata in strada.
Rientrato in casa, si era tolto i guanti ed il camice – li utilizza sempre quando lavora in giardino –, si era lavato, cambiato, indossando giacca e cravatta, e si era messo al volante.
In quel momento anche il suo vicino uscì di casa inforcando la bicicletta, indossava una t-shirt, calzoncini corti e sandali.
Cosa tiene a fare l’auto se non la usa mai, pensò, la tiene lì ad impolverarsi. Credo che non l’abbia mai lavata o fatta lavare. Deve essere anche tirchio.
La sua auto fiammante sfrecciava sul nastro d’asfalto della strada provinciale che costeggia il bosco.
Era soddisfatto del lavoro fatto in giardino. Ci teneva a vivere in un ambiente curato.
Il condizionatore stava producendo nell’abitacolo una temperatura gradevole mentre all’esterno si superavano i 35 gradi.
Aveva svolto i lavori in giardino di prima mattina, quando l’aria manteneva un minimo di freschezza della notte, il resto della giornata l’avrebbe trascorso protetto dall’aria condizionata (di casa, dell’auto, dell’ufficio).
L’autoradio trasmetteva l’intervista ad un climatologo sugli effetti dei cambiamenti climatici.
Se i governi non si decidono di fare qualcosa, dove andremo a finire, pensò.
Nel rettilineo poco prima della curva a gomito, aprì il vetro per gettare il mozzicone di sigaretta. Una vampata di aria calda lo spinse a chiuderlo immediatamente.
Qualche ora dopo la squadra di vigili del fuoco era impegnata nello spegnimento dell’incendio che stava distruggendo il bosco; era partito dal bordo della strada nel rettilineo poco prima della curva a gomito. L’incendio, favorito dal vento, aveva già distrutto diversi ettari di bosco. Al posto degli alberi e delle loro verdi chiome, una desolante distesa di scheletri anneriti.
A cena con gli amici tanti erano stati gli argomenti trattati a tavola; lui non mancava mai di intervenire nella conversazione con brillanti contributi. Qualcuno accennò anche all’incendio che proprio quel giorno aveva gravemente danneggiato il bosco ritenuto di grande valore naturalistico, quello che cresce a ridosso della strada provinciale.
Anche su questo il padrone di casa intervenne: “Lo conosco bene quel bosco, ci sono passato a fianco anche oggi; nessuno più si occupa della pulizia dei boschi; li lasciano all’abbandono, ed ecco i risultati!”.
Poi si alzarono da tavola. Lui col bicchiere in mano si portò vicino alla vetrata; anche se la notte era già scesa, il suo giardino si lasciava ammirare grazie a potenti lampioni e fari che lo illuminavano a giorno. Sospirò quando il suo sguardo cadde sul groviglio del giardino del vicino; almeno ha la decenza di tenere il suo giardino al buio, disse tra sé e sé.
Immagine: un disegno di Tullio Ghiandoni