Era tornato dalla lunga pedalata. Lui per le sue uscite nel territorio circostante aveva preso l’abitudine di utilizzare quasi esclusivamente la bicicletta. L’auto la utilizzava assai di rado, giusto per qualche escursione in montagna. Sudato, fece subito la doccia. Appena uscì un’acqua tiepida, si affrettò a bagnare il corpo per poi chiudere la manopola. Prima di riaprirla si era insaponato e aveva messo una goccia di shampoo nei pochi capelli.

L’altro salì sulla sua nuova fuoristrada parcheggiata davanti alla palestra. Le decine di kg del suo corpo vennero trasportate a casa dalle due tonnellate del mezzo. Non abitava molto distante dalla palestra; avrebbe potuto arrivarci camminando per una decina di minuti o pedalando per ancor meno. Utilizzava l’auto anche perchè non voleva rischiare di ammalarsi dopo la lunga doccia calda che faceva in palestra al termine dell’attività fisica – gli piaceva trattenersi sotto la doccia; sentire la sensazione dei suoi muscoli tonici colpiti dal forte getto di acqua, così calda da essere al limite della sopportazione.

Quando gli arrivavano le bollette, lui leggeva con attenzione il report dei  consumi che gli veniva inviato dalla compagnia. Quel giorno si soffermò sui consumi di gas. Nonostante la sua sobrietà – d’inverno teneva i termosifoni a non più di 19°C e solo per una limitata fascia oraria – non era ancora considerato un cliente virtuoso. Eh, lo sapeva, dipendeva dalla sua abitazione, una villetta a schiera; il salotto aperto verso la rampa di scale favoriva la dispersione del calore, l’aria calda saliva ai piani superiori. La sera durante la cattiva stagione lui e la moglie stavano a guardare la televisione protetti da coperte e maglie. Si consolò per un segno meno nel diario: il report confrontava i consumi attuali con quelli dello scorso anno: nell’ultimo mese aveva risparmiato ben 15 metri cubi rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Consolazione che scomparve di colpo quando accese il televisore. La principale notizia del telegiornale riguardava le falle aperte nel gasdotto russo del Mar Baltico. In pochi giorni erano andate disperse nell’atmosfera 80.000 tonnellate di metano; sapeva che il metano è un gas clima-alterante ben peggiore dell’anidride carbonica.

Quando all’altro arrivavano le bollette dell’acqua, dell’elettricità e del gas, non si perdeva dietro a litri,  kilowattora, metri cubi; si limitava a controllare gli importi e a maledire quelle spese che negli ultimi periodi erano schizzate verso l’alto. Quando accese il televisore si soffermò sulla notizia delle falle che si erano aperte nel gasdotto russo, non tanto per il fatto in sé – il Mar Baltico era lontano – ma per le ripercussioni di quel sabotaggio sulla borsa: il prezzo del metano si era impennato. “Così le bollette aumenteranno ancora; dovrebbe essere il Governo a farsene carico!” pensò.

Qualche settimana dopo lui aveva fatto una lunga escursione solitaria in montagna. L’utilitaria, che aveva acquistato diversi anni prima, andava a metano; aveva fatto quella scelta sia per il minore costo del combustibile che per il minore inquinamento atmosferico prodotto, ma ora che il metano era schizzato alle stelle ed era costretto ad utilizzare benzina le escursioni le faceva di rado. Come altre strade del Catria, anche quella che portava a Fonte Avellana era stata coperta di fango e resa impercorribile dalle conseguenze della bomba d’acqua che lo scorso metà settembre si era abbattuta sul comprensorio dell’alto Pesarese (in poche ore era caduta la pioggia di quattro mesi, circa 420 millimetri). Il monastero di Fonte Avellana, isolato, per qualche giorno era tornato ad essere un vero eremo. Ora quella strada alla base della montagna era stata risistemata. Mentre la percorreva collegò quell’evento meteorologico eccezionale, che l’aveva danneggiata, ai cambiamenti climatici in atto nel pianeta.

Pochi giorni prima anche l’altro era stato sulla cima del Catria. La carovana di auto (la sua e quella degli amici) si era inerpicata lungo la strada del massiccio da poco ripristinata dopo le interruzioni provocate dalla bomba d’acqua di metà settembre.  Mentre la percorreva, guardò le pozze che si erano formate in seguito alla pioggia della notte precedente; gli schizzi di fango stavano inzaccherando la carrozzeria del suo fuoristrada. “Lo avevo appena fatto pulire, mi toccherà riportarlo a lavare”.

Lui lasciò la vecchia utilitaria nel parcheggio presso l’Eremo di Fonte Avellana e imboccò il sentiero delle Scalette. Era da solo, in silenzio, non doveva condividere con altri la fatica della salita. Liberò la mente dalle catene ed apprezzò gli elementi del paesaggio circostante. Quando giunse alla Croce, sulla vetta del Monte Catria (quasi 1000 metri di dislivello), respirò a pieni polmoni facendo compiere una rotazione alle braccia tenute distese; pensava che così quell’aria pura sarebbe entrata maggiormente nei suoi polmoni pronti ad accoglierla. Si sentiva in sintonia con il mondo e con chi, come lui  ora, aveva potuto godere di quella vista. Dallo zaino tirò fuori il frugale pranzo a sacco.

L’altro aveva parcheggiato il fuoristrada all’Infilatoio. La sua escursione sarebbe stata breve (meno di 300 metri di dislivello). Con i suoi amici si diresse verso la vetta passando per il Rifugio della Vernosa. Parlarono per tutta la salita. Il loro argomento preferito era il calcio, poi la Formula 1 e il MotoGP. Fu così preso dalla discussione sugli ultimi risultati del campionato che giunse in vetta quasi senza accorgersi del tragitto compiuto. Scattò una foto della Croce e la inviò sui social. Accese una sigaretta, se l’era proprio meritata. Mentre inspirava catrame e nicotina, attraverso la colonna di fumo che gli bruciava gli occhi controllava sullo smartphone se c’erano state condivisioni. Dopo l’ultima boccata, si alzò, rimise lo zaino in spalla e, mentre invitava gli amici a seguirlo – li aspettava un ricco pranzo in una trattoria giù nel paese -, schiacciò il mozzicone sotto lo scarpone.

Lui quella sera era uscito per cena. Preferiva starsene tra le quattro mura di casa, ma quella volta non aveva potuto dire di no, era la festa di compleanno di uno dei suoi (pochi) amici. L’altro aveva aderito alla proposta, lanciata quasi per caso; quello che festeggiava il compleanno era solo un conoscente. Sebbene la sua casa climatizzata fosse estremamente confortevole, calda d’inverno e fresca d’estate, ogni occasione era buona per uscire la sera.

Lui e l’altro si trovarono fianco a fianco al tavolo del ristorante. Non si conoscevano. Parlarono del più e del meno, si trovarono a discutere di interessi in comune: di attività fisica, di gas ed energia, di escursioni,

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