«Ah, però!» fu il commento della donna davanti alla cassa sentendo il costo delle due testuggini palustri americane e del terrario.

Mentre estraeva le banconote dal portafogli, dietro di lei sua figlia guardava gli oggetti del suo interesse: due tartarughine dalle dimensioni di una moneta da due euro sperdute nel terrario di plastica che teneva stretto tra le mani.

“Con quelle macchie sulle guance siete proprio carine!” pensò la bambina.

Dopo avere pagato, la madre si girò verso la figlia per dirle: «Ti ho accontentato, però a loro dovrai badarci tu».

«Sì, sì» rispose la figlia mentre, con gli occhi puntati sul terrario, s’incamminava insieme alla madre verso l’uscita dal negozio.

 

«Guarda ho un diavolo per capello, la casa è tutta sulle mie spalle».

L’uomo appena rientrato dal lavoro si doveva sorbire ancora una volta i rimbrotti della moglie. Stava seguendo le pentole sul fuoco, ma sembrava essere lei la pentola a pressione.

Lui sapeva che quando sua moglie gli parlava volgendogli la schiena tirava una brutta aria; non trovò niente di meglio che uscirsene con «Tua figlia ormai è grande, non ti aiuta?»

«Ah, buona quella! è tutta presa dalle amiche e da quel cavolo di smartphone. E’ sempre lì a chattare. Non ha il tempo neppure di rifarsi il letto» disse lei continuando a volgere le spalle al marito.

«Quando torno dal lavoro non basta mettermi a cucinare e pulire casa, mi tocca badare pure a quelle là» disse lei senza girarsi, alzando il braccio per indicare con il cucchiaio che teneva in mano qualcosa posto in un angolo della cucina.

Lo sguardo del marito passò dalla schiena della moglie alle due grosse testuggini nell’acqua torbida; il terrario si era fatto troppo piccolo per loro.

«Le ha guardata per pochi giorni e poi non se ne è più interessata. Non avremmo dovuto dargliele tutte di vinta» aggiunse la moglie.

«Ci pensò io, domani me ne libero» disse lui; doveva in qualche modo compensare la sua scarsa partecipazione alle faccende domestiche.

Lei stava per ribattere “e dove le vorresti portare?” ma i fornelli reclamarono la sua attenzione.

 

Non solo alzavole, folaghe e tanti altri uccelli acquatici, quello stagno era ricco di vita pure sotto la superficie.

Notonette, ditischi, rane, rospi, tra le alghe del fondo la vita brulicava.

Improvvisamente vennero emessi versi di allarme, seguiti da un fuggi fuggi sia in cielo che tra le cannucce: l’arrivo di qualcuno aveva spaventato gli abitanti dello specchio d’acqua.

Si udirono due tonfi in rapida successione.

Dopo avere nuotato verso il basso, le grosse testuggini si fermarono sul fondo guardando spaesate dove erano finite.

Per un decennio avevano trascorso nel piccolo terrario una vita priva di stimoli, lì l’unica nota di colore era una squallida palma di plastica in miniatura; ora, di colpo, si trovavano immerse in uno specchio d’acqua di cui non si scorgevano i confini.

I loro occhi puntarono su dei girini di raganella che brucavano pacificamente e sulle larve di tritone che si muovevano anch’esse tra le alghe del fondo.

Quel popolo subacqueo non si rendeva conto che il suo paradiso terrestre, anzi acquatico, aveva i giorni contati.

 

Nota

Le tartarughine d’acqua (testuggini palustri americane) possono diventare un grave pericolo per le specie selvatiche se liberate in natura.

Prima di decidere di acquistare una specie esotica è importante informarsi sulle esigenze alimentari e sull’aspettativa di vita degli individui al fine di evitare che gli animali diventino indesiderati e vengano rilasciati negli ambienti naturali.

 

Didascalie foto:

1 – Testuggine palustre americana (Trachemys scripta)

2 e 3 – Testuggini palustri americane che hanno invaso lo Stagno Urbani (Fano)

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