Il titolo del romanzo è ricavato dalla sua traduzione inglese, mentre il titolo originale potrebbe essere qualcosa come Racconti d’estate, Summer stories. In effetti il libro è diviso in due parti, Estate 2008, Estate 2016-2019. Il tema principale che il romanzo svolge e affronta è la condizione femminile nella società contemporanea giapponese, ma i discorsi valgono per qualsiasi società occidentalizzata, dove le donne si stanno faticosamente liberando da pregiudizi e mentalità oppressive che durano da millenni (e questa è l’unica vera e straordinaria rivoluzione in corso). Il primo libro, che narra con leggerezza storie familiari drammatiche, descrive il rapporto di due sorelle, una con una figlia che si rifiuta di parlare alla madre e per comunicare scrive su un diario. Non succede granché ma Kawakami Mieko riesce a portare il lettore all’interno della storia, e per oltre duecento pagine i sogni e le frustrazioni di Makiko che vuole rifarsi il seno, della figlia Midoriko che vorrebbe parlare alla madre delle sue paure puberali e della protagonista Natsu che vuole diventare scrittrice, diventano un piccolo mondo credibile, chiuso nelle proprie nevrosi ma pronto a esplodere.
Nella seconda parte prosegue la storia di Natsu, che adesso è diventata scrittrice, solo che non riesce a proseguire il suo nuovo romanzo e questa sterilità creativa si riflette nel suo desiderio di diventare madre, prima che sia troppo tardi. Vorrebbe proseguire la sua storia di donna diventando madre come vorrebbe proseguire la storia del suo romanzo. Nel primo caso, che poi è la vita vera, finisce nell’intrigo dei problemi legati alla fecondazione assistita. Tanti episodi sono affluenti di destra e di sinistra di questo fiume principale, ma alla fine Natsu diventa madre.
L’intero volume supera le seicento pagine ed è scritto con precisione e levità, forse con larghe chiazze evitabili di scrittura più giornalistica che narrativa, e lo stile è molto alla buona, però alla portata di tutti, e probabilmente questo è l’intento di Kawakami Mieko, cioè quello di raccontare delle storie che facciano cambiare la società e le mentalità, in un mondo dove il passaggio dalle antidiluviane società patriarcali a quelle ancora informi e precarie di oggi è tutto da scrivere. In Giappone come in Italia.