Pubblicato nel 2024 dalle Affinità elettive di Ancona nella collana “I quaderni di Atena”, Se mai vedi quel paese è un libro di due autori e un unico amore per le Marche, come evidenzia l’immagine di copertina di Tullio Pericoli, un paesaggio di monti e colline sovrastato da mare e cielo che guardano a oriente.

Due autori agli antipodi: l’uno, Umberto Piersanti, uno dei poeti italiani più noti e celebrati, l’altro, Andrea Lepretti, un narratore all’esordio. Le loro escursioni sono diverse ma stanno bene insieme. Il titolo è notissimo, proviene dal quinto canto del Purgatorio e recentemente è stato analizzato, insieme all’epigrafe nella chiesa di San Domenico a Fano, da Andrea Angelucci nel suo Dante e la città della Fortuna (Metauro edizioni 2024). Ma qui Umberto Piersanti svolge non tanto un suo disegno filologico quanto il suo grand tour, un viaggio a braccio e a memoria, tra letteratura, arte e ricordi, rivolto non all’Italia ma alla sua regione, che del resto Piovene descriveva come un concentrato d’Italia.

Natura e cultura. “Uno apre la porta della piccola chiesetta di Santa Maria in Telusiano, e si trova di fronte ad un’opera imponente che potrebbe stare benissimo agli Uffizi o al Louvre”. Chi nei secoli passati veniva per conoscere l’Italia, ne rimaneva ammaliato, pur trovandosi di fronte a un paesaggio di rovine. Analogamente, nonostante Piersanti conosca molto bene le diverse culture e il paesaggio delle sue Marche, si percepisce che il suo è il viaggio di chi conserva intatta la curiosità, perché ogni rivisitazione per lui è come una nuova scoperta: questa regione la respira, la abita, la rappresenta in poesia, in narrativa, anche nei film. Il suo è quasi un percorso a volo d’uccello, sollevandosi dal colle dell’infinito e divagando per palazzi, musei, pievi sperdute e monasteri, chiamando a testimoniare non solo Leopardi ma Paolo Volponi, Raffaello, Barocci, Luigi Bartolini, Franco Scataglini, e tanti altri, lui compreso, perché penso che sia impossibile leggere Umberto Piersanti senza conoscere le Marche. E comunque, seguendo questo appassionato excursus, anche ai più refrattari verrà il desiderio di conoscerle. “Gli antichi borghi sono un elemento centrale della Storia e della bellezza italiane: siamo un grande museo diffuso in una splendida cornice paesaggistica che è doveroso conservare. Dico cornice, ma è un termine limitativo e improprio. Paesaggio e arte sono indissolubilmente legati”.

Dalle Cesane di Piersanti alla Carpegna di Lepretti. Infatti è proprio quello che succede anche ad Andrea Lepretti, nato a Cattolica nel 1984, quindi limitrofo. Qui posso inserire una divagazione personale: i genitori di mia moglie erano di Cattolica, anzi precisamente di Montalbano, e mia moglie adorava trascorrere le estati dell’infanzia dagli zii romagnoli, e osservare dalla collina le luci della riviera. Lo dico perché è lo stesso Lepretti, nel suo racconto ben scritto, che non ha nulla di decorativo o di esornativo, a sottolineare quanto abbia meditato la sua scelta del luogo dove vivere, dopo una prima escursione sul Carpegna, da ragazzo, e dopo l’università a Bologna, e le discussioni con gli amici davanti ai succosi piatti di tagliatelle al ragù, a Misano, che come dice lui “con Cattolica e Rimini formava una metropoli”.

La folgorazione dei boschi del Montefeltro è fatale. Il suo è un classico racconto di formazione, delicato e scarno, ma preciso nel cogliere i passaggi dall’adolescenza alla giovinezza (quei ventritré anni che si affacciano sull’età adulta), la scelta di un lavoro che richiede competenza e nello stesso tempo una grande pietà e comprensione verso l’altro: “dove sorgerà la struttura che ospiterà i folli colpevoli ma innocenti in quanto folli… uno spazio di dolore e di lacerazione”. Insomma una scelta di vita che richiede una motivazione profonda, e la spinta decisiva viene proprio dalla natura, da “quegli strani monti che non sai cosa sono, un po’ Marche, un po’ Romagna un po’ Toscana”. A volte è difficile spiegare un sentimento che ha uno strato in superficie ma anche radici che portano chissà dove. “Tra Monte Cerignone e il mare c’è mezz’ora di macchina ma le vite di chi abita in questi due luoghi sono separate da spazi molto più grandi. Andrea pensa a tutto quello che ha lasciato e osserva quel piccolo fiume che ha scandito i tempi della sua vita. Ha lasciato molto, ma lassù tra i monti ha forse trovato il suo modo di stare al mondo”.

Umberto Piersanti in pellegrinaggio tra natura e cultura delle Marche, Andrea Lepretti a caccia di animali e profumi tra i boschi del Montefeltro, un libro duplice unito da un messaggio unico: i luoghi dell’anima (o come volete chiamarli) non sono solo itinerari artistici o biografici, ma una guida intima, per conoscere sé stessi.

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