Fresco di stampa, questo libro di Feliciano Paoli ricompone testi editi e inediti seguendo una via di fuga che è nello stesso tempo una strada del ritorno. Feliciano ama viaggiare ma ama anche i suoi paesaggi, la natura della terra dove vive, quel Montefeltro rude e splendido che tra i valichi dell’Appennino marchigiano è stato ed è ancora una magica enclave culturale. Feliciano Paoli, come direttore degli istituti culturali di Urbania, ne ha fatto conoscere nel mondo i tesori artistici e storici, però è come poeta che è sceso in profondità, perché, come ha detto lui stesso “le parole sono radicate nella terra”.
Nei suoi testi, sia in versi che prose, si sente il profumo delle radici. Le sue interrogazioni esistenziali, religiose o semplicemente quotidiane, hanno odori e sapori, e tra le righe dei suoi versi scorre l’aria fina delle montagne e la sua voce ha inflessioni classiche e territoriali. Se il suo intento era quello di tracciare in un percorso all’aperto le vie di senso, come “un laboratorio di scoperta del reale” (Bianca Garavelli), questo libro è una mappa e un vademecum, ma anche una radura, un luogo di raccoglimento e di ricordi, che emergono con quella delicata amarezza per il tempo che passa che in Feliciano è sempre bilanciata da una ironia appuntita e dolce. Le antinomie sono nella sua poesia ma anche nel suo carattere, schivo e aperto, profondo e lieve.
da Riga di mezzeria (Archinto 2021)
Ci deve essere una vena che resiste
dove la gente del posto da tempo
immemore andava a rifornirsi, ricordo
la gioia ne ero invaso nel pensiero
di un luogo dove non c’era mai la fine
di una cosa come l’acqua; cosa vuoi che fossero
i problemi per farla venire fino a casa;
sembrava un gioco misurare i dislivelli andare su e giù
lungo le ripe per i campi, traversare i boschetti cedui
andare per gli slarghi coi cespugli, passare pei campetti
sodi, andare per quei campi magri come fianchi santi
frustoli traversare i roghi
impraticabili, le forre, risalire il torrente per il greto;
pensavo che le potesse piacere come
se fosse per un bambino un gioco
farla risalire e poi farla ricadere
giù, dall’alto; per arrivare per caduta
bisognava spingerla in un deposito più
a monte e ci andavo pensando
che le piaceva di sicuro ogni tanto deviare
che fosse un divertirsi con me anche per lei
farlo insieme per poi riandare lungo la foce
per il doveroso corso