Il giovane favoloso di Martone rischia davvero di affossare definitivamente Leopardi. Il succo del film è infatti pura cinematografia: un ragazzo sfigato diventa un genio (per quanto incompreso). Ma l’incomprensione di Martone (e del mediocre attore che impersona Leopardi) rischia di trasmettere un’immagine forte e definitiva nell’immaginario delle giovani generazioni. Senza contare il messaggio sottotraccia: leggere fa male più del fumo. Nella seconda parte, Leopardi prova a difendersi: non sono i miei problemi fisici a suggerire e rafforzare la mia filosofia. Infatti, come è noto anche ai bambini delle medie, ha studiato molto per arrivare a quelle convinzioni. Ma niente da fare. Tutto il film prende in giro questa affermazione del poeta di Recanati, e con un’evidenza iconica, che la recitazione sottolinea fino al grottesco. Viene da chiedersi: se uno riflette davvero sui testi di Leopardi, come fa a offrirne un’immagine così peregrina? Eppure il pensiero di Leopardi, specialmente sulla natura matrigna, sarebbe di una attualità incredibile. Ci aiuterebbe a meditare sul nostro rapporto con la natura, dalla quale ci siamo sempre dovuti difendere e ora dobbiamo difenderla da noi stessi. Leopardi era nel cuore del problema, con le sue contraddizioni. Ma il film è solo una serie di scenette da opera lirica, potrebbe essere cantato visto che il linguaggio è quasi lo stesso. Ormai il cinema ha la pretesa di sovrapporsi alla letteratura, di cancellarla, insegnandole che anche essa, da grande, può diventare industria. Questo insegnamento comunque arriva in forte ritardo. L’industria ha ormai fagocitato la letteratura, l’ha snaturata, per restare in ambiti leopardiani. Proprio sfigato, Leopardi. Tempo fa, Patrizia Valduga l’aveva escluso da una sua antologia poetica. Che cosa resta di un autore quando i posteri sono presuntuosi e ottusi?
[Tracce, fotografia]
Codesto post è francamente scritto come si deve, nello stesso modo
in cui tutto il il blog . Sono un vostro fan, continuate così
un saluto da traslochi la spezia.