Eccellenza. Definizione artificiale di situazioni, beni e servizi tesa a incrementarne il loro appeal
mercantile, senza che esistano mai dei parametri di misurazione che giustifichino tale appellativo. In
un’epoca contraddistinta dalla mediocrità, a tutti i livelli, affermare l’esistenza di eccellenze serve ad
esaltare le logiche competitive del mercato e ad affermare il potere attrattivo della merce (anche
immateriale, spesso repellente) nei confronti di acquirenti sprovveduti e in balia dei flussi mainstream che
impongono graduatorie sulle cose più impensabili. Qualche tempo fa un ospedale o una scuola non
avevano bisogno di catalogazioni astratte e infondate per essere eccellenti servizi alla persona e alla
collettività.


Innovazione. Quello che un tempo era semplicemente una modalità, uno strumento, di cui si avvaleva il
progresso umano per migliorare saperi, tecnologie e sistemi produttivi e formativi legati comunque in
concreto ad un’evoluzione civile dell’intera collettività è diventato ora un termine sempre più astratto,
quasi “ideologico”, utile soprattutto per stabilire una distinzione arbitraria tra vecchio e nuovo basata non
tanto sul valore intrinseco e sull’efficacia dello strumento bensì sulla percezione emozionale che questo
suscita nei confronti dei consumatori/fruitori/clienti del bene prodotto, materiale o immateriale che esso sia. Generando, possibilmente, nuove gerarchie escludenti nei confronti di coloro che si attardano a
difendere un passato nobile e magari ancora utile rispetto a un presente mediocre e spesso inutilizzabile.
Per la sempiterna gioia dei cialtroni di cui è pieno il mondo.


Modernità. Luogo mitologico, in cui sono scomparse tutte le contraddizioni e le storture delle epoche
precedenti per raggiungere un livello ineguagliato e ineguagliabile di felicità e di prosperità, anche se solo
per i soliti noti, le classi dominanti. Con il mercato come destino e come supremo strumento naturale di
regolazione delle attività e delle relazioni umane, diventerà però inevitabile per tutti abbandonarsi alle
volontà inappellabili di questo nuovo fato (che bello, un improvviso ritorno alla Grecia classica), per
sentirsi parte del flusso vitale di una modernità dove il consumo degli oggetti più insulsi ed inutili
certificherà la nostra appartenenza ad un genere umano ormai merce tra le merci. Se poi tutto questo sarà
accompagnato da guerre, violenze, sopraffazioni e morte basterà ricordare, come fanno regolarmente
vecchi e nuovi media, che tutto ciò sarà solo un prezzo modesto da pagare per l’ingresso nella modernità,
nella nuova civiltà liberale 4.0. Che alla fine pagheranno soprattutto altri, i dannati della terra.


Qualità. Componente inestinguibile della sacra trinità con bellezza ed eccellenza, sta ad indicare,
artificialmente assieme alle altre due componenti, un livello “superiore” di beni di consumo, prestazioni e
servizi, in questo caso sulla base di parametri certi. Peccato però che quei parametri siano spesso creati
a tavolino da “esperti” che (quasi) sempre coincidono con i produttori degli stessi beni, con
gli erogatori delle stesse prestazioni e con i fornitori degli stessi servizi “misurati”. Per cui può accadere
che, sulla base di questi “indicatori” (di matrice europea), in una semplice casa di riposo siano senz’altro
molto più di qualità gli immangiabili pasti precotti rispetto alle ottime lasagne al forno. Peccato che gli anziani ospiti pensino il contrario.

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