Un legal movie o legal drama in stato confusionale. Vorrebbe parlare di tante cose e ci prova e di fatto ne fa un minestrone indigeribile, usando le solite espressioni giornalistiche che pensano di dire tutto e non dicono niente: un abuso della locuzione “meccanica quantistica” senza alcuna spiegazione, poi ovviamente “dio non gioca a dadi”, e soprattutto: non si gioca col fuoco, cioè con le bombe atomiche, e Oppenheimer che pare Macbeth, ma anche, allegramente: “Einstein non sa la matematica”, e altre etichette del tipo: Niels Bohr dice che è cambiata la nostra visione del mondo… ok, ma quale? e perché? che cosa pensavamo prima? mah.

Che figura controversa, Oppenheimer, troppo controversa per un regista come Christopher Nolan, che è molto bravo se sta all’interno di un genere cinematografico, però quando il biopic scivola nel dibattito processuale, e non si capisce più qual è il presente e qual è il passato, (perfettamente il linea con la fisica quantistica ma con effetti devastanti per l’attenzione dello spettatore) e soprattutto perché esistono diversi livelli di passato e diversi livelli di altro passato e il presente non si capisce più se esiste e uno galleggia da un passato a un altro, allora ci si chiede: ma raccontare in modo cronologico, non sarebbe stato più efficace?

Inoltre, che cosa significava avere la tessera del partito comunista americano negli anni Trenta e Quaranta? Dopo è ovvio c’è il maccartismo. Ma prima, che significava? Aiutare la democrazia spagnola? Essere massimalista e staliniano? Stare con i cattivi contro i buoni? Boh. Risulta chiaro che era un tradimento della democrazia americana, quella dove le persone di pelle scura non avevano alcun diritto. Comunque tutti sono pentiti e questo è un bene. E viene in mente una vignetta di tanti anni fa:

Vecchi tempi, che l’ortodossia filistea contemporanea non riesce nemmeno a immaginare.

Ma poi i buoni sono proprio buoni? A parte i maccartisti, vengono mostrati dei politici uno più idiota dell’altro, uno più protervo dell’altro, insomma chi fa politica è infido e pericoloso (e anche questa è un’ovvietà, oggi come allora). Eppure alla fine Oppenheimer si salva dalle accuse astiose di Strauss. Bene, bene per lui ma mica tanto per lo spettatore dopo tre ore sulla poltroncina. E infine uno si chiede: che cosa voleva raccontare Nolan? Un processo iniquo, uno scienziato controverso, il pericolo della bomba atomica, la possibile distruzione del pianeta, laceranti dilemmi morali da tragedia greca, la vita familiare sacrificata per un fine superiore che poi si affaccia su un abisso, la durezza e vanità delle ideologie (di qualsiasi tipo)… tutto. Mescolando mescolando, tempi e modi. Alla gente comunque piace. Spettacolarizzare, piace. E in mezzo ci finisce la sua amante, una donna intelligentissima, Jean Tatloch nella realtà, ridotta a un corpo nudo e qualche frase da militante. Pessima scelta, molto superficiale. Il progetto Manhattan girava attorno a Oppenheimer ma la sua storia d’amore no, era una storia di due persone, un uomo e una donna. Infine mi chiedo: perché non eseguire un nuovo montaggio e ripristinare la cronologia, tagliando un’oretta circa di inutile dibattito processuale e di imbarazzanti macerazioni morali?

Sembra che a Los Alamos avessero previsto una fuga della popolazione nei rifugi e quindi le vittime non sarebbero poi state tante… Purtroppo avevano sbagliato anche quel calcolo. E il tuono dell’atomica devasta le orecchie del suo padre creatore (e dello spettatore). L’applausometro per il successo dell’impresa sale e si fonde con la deflagrazione delle due città giapponesi. L’effetto sonoro è la suggestione migliore del film, rende immediatamente l’idea delle proporzioni del disastro. Terribile. Quel rumore terrificante vale più di tutte le immagini successive.

A salvare Oppenheimer dai cattivi soggetti della politica (ma non dai rimorsi) arriva in chiusura il voto di un giovane senatore del Massachussets : John Fitzgerald Kennedy. Embé? A che cosa si fa allusione? Va a capire. Visto che il film si apre incolpando Prometeo di aver rubato il fuoco agli dei, si potrebbe concludere così: troppa carne al fuoco, cotta male.

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