Nella luce priva di caldo appare
freddamente calmo febbraio.
Le foglie superstiti sui rami
scrivono la loro palmare
autobiografia con pseudonimi
nella gelida illuminata umidità.
Il mio respiro è vecchio, non brilla,
loro sembrano ricevere notizie
dal nero della terra con la data
che le rivelerà, impetuosamente.
Così osservo. Non solo hanno ragione,
loro sono la ragione, e c’è separazione
tra Stato e Chiesa, stami e respirazione,
invece avvicinarsi alla morte prevede
perdite di foglie, ad esempio i sentimenti
e dubbie oscure allucinazioni.
Mattini che si aprono identici, nei toni
del grigio, per ogni mammifero
che non ha parentele con i criminali.
Annusa il nuovo secolo e non sa
se l’autrice della saga chiamata
primavera sarà soltanto una vecchia
abitudine o una clonazione.
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