Un brano dalle prime pagine: “Tra il IV e il V secolo, in un’esplosione di distruzione mai vista, tale da scioccare molti non cristiani, la Chiesa cristiana demolì, danneggiò e fuse una quantità semplicemente sconvolgente di opere artistiche. Le statue classiche furono tirate giù dai loro piedistalli, sfigurate, profanate e fatte a pezzi. I templi furono rasi al suolo e bruciati fino a ridurli in cenere … i libri che erano conservati nei templi non ebbero un destino migliore. I resti della più grande biblioteca del mondo intero, una biblioteca che aveva racchiuso un tempo forse settecentomila volumi, venne distrutta dai cristiani … i lavori dei filosi furono censurati e i libri considerati fuori legge diventarono materiale da combustione per i roghi che bruciavano nelle piazze di tutto l’impero”.

Noi sappiamo che nel medioevo i monaci salvarono la cultura del passato. Non è proprio così. A parte il fatto che i loro predecessori avevano fatto sparire il 99 per cento della  letteratura latina. I violenti attacchi di questo periodo non erano solo di fanatici e di idioti. Sant’Agostino: “Che venga cancellata ogni superstizione dei pagani e dei gentili, Dio lo vuole, Dio lo ha comandato, Dio lo ha stabilito”. E ancora “San Martino, uno dei più popolari santi francesi, infuriava nelle campagne della Gallia distruggendo templi e lasciando sgomenti e sconcertati gli abitanti del posto. In Egitto, San Teofilo, radeva al suolo uno degli edifici più belli del mondo antico. In Siria, bande di monaci senza pietà terrorizzavano la popolazione rurale distruggendo statue e scoperchiando i tetti dei templi”.

E ovviamente le persecuzioni riguardarono le persone. Ipazia è l’esempio più celebre. Mentre noi sappiamo soltanto delle persecuzioni contro i cristiani. Ignoriamo invece quello che è avvenuto dopo l’editto di Costantino. E nei due secoli successivi.

Nel 529 la legge proibì ai filosofi – che soffrivano della follia del paganesimo – di insegnare. Gli ultimi filosofi della celebre Accademia dovettero scappare da Atene. Cercarono rifugio in Persia. Si era passati, con Giustiniano, all’imposizione coatta del cristianesimo. Tutti dovevano essere cristiani. Ogni singolo cittadino che non fosse ancora stato battezzato doveva farsi avanti di sua propria iniziativa, spontaneamente. Coloro che si rifiutavano sarebbero stati privati dei loro beni mobili e immobili, avrebbero perso i diritti civili, sarebbero stati lasciati nella povertà e – come se non bastasse – sarebbero stati sottoposti ad una punizione adeguata.

I martiri delle persecuzioni fatte nel nome della croce non vengono menzionati nelle storiografie cristiane. Questo è il periodo che viene raccontato da Catherine Nixey nel libro Nel nome della croce: la distruzione cristiana del mondo classico. Bollati Boringhieri 2018 (euro 24). Un libro ben scritto, documentato e frutto di aperti confronti. Dovrebbe far riflettere su quella sottile linea di confine che separa la fede dal fanatismo, la tolleranza dall’intolleranza, il rispetto degli altri dall’istinto di imporsi, e l’agiografia dalla storia.

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