3. Echeggiavano ancora gli spari all’interno del Congresso e già i gazzettieri nostrani erano impegnati, a corpo morto, a sottolineare, increduli, la straordinarietà dell’evento: un assalto in piena regola al “cuore della democrazia” con morti e feriti nella capitale dell’impero. Tutti tesi a ribadire la forza indistruttibile della “democrazia americana” che aveva avuto la forza (sic!) di fronte a tanto scempio di proclamare comunque il “presidente eletto”. Il reprobo, il gangster, poteva solo prendere atto della “follia” e dell’inutilità dell’incursione delle sue truppe a Capitol hill per rovesciare l’esito delle urne. Quelle scene allucinanti erano solo una semplice eccezione che sarebbe stata spazzata via dal solito, irreversibile, maestoso corso della storia della democrazia a stelle e strisce. Come, un secolo fa, per Croce il fascismo era solo un incidente di percorso nelle “magnifiche sorti e progressive” dell’Italia liberale. Tutto, per i nostri gazzettieri, andava rimosso quanto prima.
Non credo che andrà così. E allora a bassa voce tre brevi considerazioni (con annesse domande) contraddittorie e un po’ scorrette, poco in linea con il “pensiero” (liberal)democratico corrente per cui la democrazia è ormai un optional, una banale finzione.
a. I selvaggi che hanno messo a ferro e fuoco il Congresso sono solo il sintomo delirante e paranoico delle turbe mentali di una massa di seguaci del presidente “pazzo” o sono in realtà espressione di quell’immortale “America profonda” che, dal tempo dello sbarco della prima nave di schiavi all’inizio del XVII secolo fino ai giorni nostri ha regolarmente praticato la sopraffazione, la ferocia e la violenza come strumenti di affermazione della propria supremazia wasp all’interno delpaese e di dominio sul mondo? Credo che, al di là delle suggestioni degli idioti e dei poveri “sinceri democratici” europei, l’orda di selvaggi che ha invaso la capitale dell’impero rappresenti in profondità l’America più vera, quella che i nostri cantori della (liberal)democrazia non vogliono assolutamente vedere ma che, integra e inattaccabile, è ancora tutta lì e non ne vuole assolutamente sapere di rinunciare alla “missione civilizzatrice” a cui da più di due secoli la richiamano tutti i presidenti e tutte le élite che si sono avvicendate, si fa per dire, al governo della federazione.
b. Eppure quella massa paranoica, fascistoide e razzista suscitava anche un po’ di “tenerezza”. Lo scarto tra i suoi abbigliamenti improbabili, patetici, in alcuni casi pure ridicoli, e gli impeccabili “giacca e cravatta” (in genere sul blu) dei componenti del Congresso non poteva risultare più stridente. Da una parte una disperazione vera manifestata in forma di delirio pacchiano (e criminale), dall’altra l’understatement (se non l’aplomb) di una “classe dirigente” chiusa nel suo status e incapace di capire quella massa di “folli” perché da sempre molto più a suo agio con altre tribù altrettanto (se non più) selvagge e feroci anche se “tanto per bene”: quelle di Wall Street (a est) e della Silicon Valley (a ovest). L’America profonda ha fatto irruzione nella capitale solo perché richiamata dal tycoon “fuori di testa” o perché nessuno, dicasi nessuno, è stato in grado in tutti questi decenni di indicare un’altra strada possibile per una prospettiva reale di contrasto a un degrado economico, sociale e civile fatto di chiusura di fabbriche e miniere, di crisi agricole e di totale assenza di forme efficaci di protezione sociale (a partire da quelle sanitarie)? In realtà i “giacca e cravatta”, le èlite democratiche e repubblicane, chi più chi meno, sono state tutte complici della più grande regressione civile dai tempi della “grande depressione”. Ma allora c’era Roosvelt (e il New Deal) a restituire una speranza ai disperati in fuga sulla Route 66 raccontati da Steinbeck, anche loro – guarda un po’ – come i selvaggi dell’altro ieri provenienti dal maledetto Mid-West. Ora chi c’è? Il vecchio “sleepy Joe”? Ma fatemi il piacere!
c. Continuando le “classi dirigenti” occidentali, come servi di quart’ordine, a inseguire gli interessi, le paranoie deliranti e le pulsioni animalesche dei padroni della finanza globale e del tech e assecondando la loro incontinente volontà di dominio sul mondo, incuranti delle condizioni disperate in cui viene costretta una buona parte dell’umanità, quale sarà il prossimo “santuario della democrazia” violato dai barbari da cui sarà inorridito l’animo puro e innocente dei disincantati (e ben retribuiti) gazzettieri nostrani? (m.s.)