Reginald Arkell (1872 – 1959), oltre che poeta e romanziere, è stato autore di volumi dedicati al giardinaggio; la sua opera Memorie di un vecchio giardiniere [Elliot, (30 gennaio 2014)] non è un trattato sulla botanica e il giardinaggio, ma appartiene al genere narrativo.
La storia racconta la lunga vita di un giardiniere inglese innamorato del suo lavoro, Herbert Pinnegar, soprannominato in età avanzata – quando divenne il capo giardiniere della tenuta – “Vecchio Gramigna”.
Il racconto si dipana tra la fine dell’Ottocento e la metà del secolo scorso.
Allo scorrere della vita del giardiniere (dalla prima fanciullezza alla vecchiaia) si accompagnano la storia del giardino da lui curato (di una grande villa) ed i rapporti, a volte conflittuali ma sempre di reciproco rispetto, con la sua padrona (la signora Charteris).
“Quando il giovane Pinnegar le offrì di lavorare gratis oltre l’orario, lei accettò […]
Fu così che, fin dalla sera successiva, si cominciò a vedere una strana coppia sfacchinare nel parco della Villa. […] Al lavoro però si mescolava deliziosamente qualche chiacchieratina sui fiori e sugli arbusti, in cui il giovane Pinnegar era sorprendentemente in grado di reggere il confronto; anzi, la signora Charteris si vide mandare a gambe all’aria alcune sue nebulose teorie.”
Fanno da sfondo gli eventi storici (l’epoca vittoriana e le due guerre mondiali) ed i cambiamenti sociali.
Memorie di un vecchio giardiniere è un omaggio al giardinaggio, un inno d’amore alla bellezza del regno vegetale.
“A convincerla definitivamente fu l’ipomea blu. La signora Charteris, seguendo le orme della regina Vittoria, andò in vacanza in Costa Azzurra. […] e nel corso di una gita a Mentone passò un’ora nei deliziosi giardini della Mortola, poco oltre il confine con l’Italia. Sir Thomas Handbury, dopo essere ritornato dall’Oriente stracolmo di soldi, aveva piantato sul promontorio della Mortola una meravigliosa raccolta di piante e cespugli – eucalipti, agavi, casuarine – creando un parco che si diceva fosse il più bello di tutta Italia, tanto che la regina Vittoria l’aveva visitato due volte, e la seconda ne aveva perfino fatto qualche schizzo.
Era il primo viaggio della signora Charteris in una zona dal clima subtropicale e ciò che vide la entusiasmò.
Su un lato della costa vi erano i sugheri, i bambù ondeggianti e le magnolie tripetali; appollaiati sulle colline vi erano paesini moreschi, e laggiù in fondo, il Mediterraneo calmo luccicava come uno specchio enorme. […] Tuttavia fu l’ipomea blu a rubarle il cuore.”
La lettura di questo romanzo breve permette di rivivere le atmosfere – che non ci sono più – dei parchi delle dimore nobiliari della campagna inglese.
Il libro, scritto nel 1950, è di piacevole lettura. La scrittura è semplice, mai banale.