Massimo Raffaeli, un po’ come Cesare Cases, il grande critico letterario e germanista, raccoglie da alcuni anni (poco più di un paio di decenni), i suoi Scritti in libri che costituiscono una mappa privilegiata per orientarsi nei territori irreversibilmente inquinati della cultura letteraria italiana (e non solo italiana). Scrive per i supplementi letterari del “Manifesto” e del “Venerdì di Repubblica”, collabora a Radio 3 RAI e alla radio della Svizzera italiana, ha tradotto grandi autori francesi e curato diverse edizioni di autori italiani del novecento, ormai dei classici, (Alberto Savinio, Carlo Cassola, Giovanni Arpino, Primo Levi e Paolo Volponi), e ovviamente partecipa a convegni e incontri, però questi suoi libri stanno formando un tessuto istoriato dove vengono descritti autori e titoli richiamati al centro della scena dalle periferie dell’impero. Sembra di entrare in un universo alternativo, di quelli ipotizzati dalla fisica contemporanea. L’impero è quello ormai decrepito ma inespugnabile e non riformabile che Raffaeli descrive senza giri di parole nella Premessa del suo recentissimo Di senso comune. Scritti per Alias (2010-2020), pubblicato da Affinità elettive (settembre 2021, 18 euro): la “gremita, variopinta, discarica che noi chiamiamo oggi industria culturale”.
Parlare di Massimo Raffaeli in così poco spazio non avrebbe senso, se non per rimandare ai suoi “scritti” precedenti: Bande à part. Scritti per Alias . 1998-2009 ( Gaffi, 2011), I fascisti di sinistra e altri scritti sulla prosa (Aragno 2014), L’amore primordiale. Scritti sui poeti (Gaffi, 2016), Marca francese. Saggi e note 2004-2018 (Vydia editore 2019), senza dimenticare Don chisciotte e le macchine. Scritti su Paolo Volponi e Céline e altri francesi (entrambi da Pequod, 2007 e 1999) e Compito di italiano. Ricordi di letteratura (affinità elettive 2007), dove è possibile leggere dell’infanzia di un critico che a me è sempre apparso senza infanzia e come incredibilmente “dentro le cose”, fin da ragazzo. Infine, per comprendere la sua raffinatissima misura espressiva, la pesature delle anime, consiglierei Il pane della poesia. Epicedi 1994-2013 (Edizioni Cadmo 2015).
Un vecchio libro di viaggi, scritto con lo pseudonimo Least Heat-Moon, che poi era il nome che spettava allo scrittore americano William Trogdon per la sua eredità indiana, si intitolava Strade blu, che sono le strade secondarie delle vecchie cartine d’America. Quelle principali venivano segnate in rosso. Nei libri di Massimo Raffaeli questa distinzione scompare. Siete sempre accompagnati con tutte le informazioni utili nei luoghi di una scena importante, dove avvengono cose, “scritti”, che andrete sicuramente a ricercare, spesso in qualche biblioteca perché i luoghi canonici del mercato editoriale sono ormai intasati da un traffico di altro genere, ingombrante e rumoroso, e la dissimulazione non è mai onesta.