24 marzo 2022

A febbraio il piccolo appezzamento recintato si era coperto delle foglie lucide di Favagello.

Unica eccezione un piccolo lembo alla base del giuggiolo. Poca cosa, poco più di un decimetro quadrato.

Quando sul tappeto verde sono iniziati a spuntare i fiori gialli, ho notato un leggero rialzo di quel  lembo di terra risparmiato. Nelle settimane seguenti l’ho visto ulteriormente sollevato.

Oggi in quella collinetta si è aperta una crepa; spuntano  il muso e le zampe anteriori. 

Dopo mesi passati nel buio della terra – non l’ho più vista dallo scorso 4 novembre –  la testuggine di Hermann è tornata alla luce.

Dopo un’ora è completamente fuori dal sottosuolo.

Sopra il carapace ha ancora uno strato di terra e di foglie secche. 

La tartaruga non si è fidata dei tepori di fine inverno. E’ restata sotto durante il tira e molla delle temperature – e non è detto che sia finito. Ad un’uscita azzardata ha preferito un lento bradisismo.  Istinto o esperienza? 

Giunge il gatto e l’annusa. E’ solo il constatare del suo ritorno, equivale a “Ah! sei di nuovo qui” senza porsi la domanda “ma dove eri andata?”

Infatti le resta accanto vagando con lo sguardo lungo la siepe senza più interessarsi a lei.

Da sette primavere si rinnovano gli incontri tra i due – anche se  la testuggine ripete il suo rito ancestrale da 37 anni.

Per il gatto quel piccolo appezzamento di giardino, circa 10 metri quadrati, è uno dei tanti luoghi frequentati nel suo bighellonare, nel suo continuo entrare ed uscire da casa.

Per la tartaruga (oltre che un’ingiusta prigione) è l’intero universo.

Didascalie foto:

da 1 a 3 – Testuggine di Hermann, Fano, 24 marzo 2022

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