31 dicembre 2024
Con la costruzione nel 1975 del centro residenziale “Baia Metauro” e poi alla fine degli anni ‘80 di un altro a ridosso della foce, tutti i quattro chilometri di litorale ghiaioso, dal porto di Fano alla foce del Metauro, sono stati urbanizzati. O meglio, quasi tutti, c’è una zona che non è stata ancora cementificata; si trova vicino all’area dell’ex poligono di tiro militare “Le Brecce” e alla Montagnola – fino al secolo scorso quella collinetta artificiale serviva a bloccare i proiettili. Ora il mare l’ha erosa quasi completamente. [foto 1]
Il retrospiaggia all’interno del poligono militare è andato distrutto nel 1961, quando venne realizzato un kartodromo con vista sul mare (sic!); pista che venne chiusa i primi anni del 2000. Ciò che resta dell’ex pista di go-kart – il mare ha eroso anche parte di essa – confina con l’ultima testimonianza di retrospiaggia in condizioni naturali¹. [foto 2]
C’è un vecchio filare di tamerici, perpendicolare alla linea di costa, circondato da un’ampia area erbosa. [foto 3] Tra qui e il centro residenziale “Baia Metauro” ci sono altri filari di tamerici, sempre perpendicolari alla linea di costa, all’interno di aree recintate.
Alcune tamerici crescono all’esterno delle recinzioni, direttamente sulla spiaggia ghiaiosa. Davanti al mare, sole – l’unica compagnia vegetale è quella del papavero della sabbia e del cocomero asinino -, esposte alle furie dei fortunali, resistono alle sferzate del vento, agli schiaffi del mare, all’arido, al sale. Le loro radici sono capaci di trovare acqua dolce esplorando anche i più piccoli anfratti del suolo.[foto 4]
Fino ai primi anni del XX secolo dal porto di Fano alla foce del Metauro (da cui provengono le ghiaie) le spiagge erano prive di stabilimenti balneari e di costruzioni ². Si coltivavano cavoli ed altri ortaggi poco fuori della portata delle mareggiate; le tamerici servivano per proteggere le colture dai fortunali, dalla bora.
Spesso, i coltivatori degli orti con vista sull’Adriatico erano anche pescatori; al ritorno dalla pesca, tiravano a riva le loro piccole imbarcazioni e riponevano nelle capanne remi, reti, rande, nasse ed rastrelli per le vongole, accanto agli attrezzi agricoli.
Ora da queste parti non si coltiva più. Però, come un tempo, accanto ad alcune di quelle tamerici vengono riposte barche, nasse ed altri attrezzi per la pesca [foto 5] ; altre si trovano, invece, ai margini di prati ben curati, frequentati nella bella stagione; anche lì ci sono capanne (o roulottes), non servono come rimesse per la pesca ma per la stagione balneare.
Una garzetta giunge in volo e planando si posa sulla battigia (deserta). Seguo col binocolo i suoi piedi gialli procedere con il capo piegato verso il basso: è alla ricerca di prede. Non potrebbe permetterselo in altri tratti di litorali più prossimi alla città – molto frequentati dagli umani in questi giorni festivi. [foto 6]
Il filare di tamerici più prossimo all’ex poligono “Le Brecce” non ha più le chiome arruffate dal vento di mare, nelle scorse settimane è stato drasticamente potato. Delle chiome resta un grosso mucchio di ramaglie a ridosso della spiaggia. [foto 7] Quei fusti capitozzati non dispiacciono al codirosso spazzacamino; si posa sui cimali delle tamerici come su altri posatoi con visuale aperta sul mare. [foto 8]
Un branco di verdoni tra le chiome del filare successivo (non potato) – ai verdoni piace, invece, confondersi con la vegetazione, anche se in questo periodo i rami delle tamerici, essendo una specie semi-sempreverde, hanno perduto buona parte delle foglie.
Poi, il branco si trasferisce nell’incolto erboso. Col binocolo osservo i verdoni con i semi nel becco. Nei quattro chilometri di litorale fanese, dal porto alla foce del Metauro, è l’unico luogo che gli consente di “pasteggiare” con l’azzurro del mare sullo sfondo. [foto 9]
Oggi non c’è il gheppio osservato le scorse volte. Il posatoio del piccolo falco era la sommità dell’alto muro dell’ex poligono militare. Da lassù si librava, perlustrava l’incolto erboso volando a spirito santo. Dopo essere piombato a terra, tornava sul posatoio. Anche lui ama pasteggiare con vista sul mare.[foto 10]
Note
¹ Il Piano Paesistico Ambientale Regionale (PPAR) del 1989, art. 32 lo indica tra “i litorali marini di particolare pregio ambientale e a basso livello di compromissione territoriale” e il PRG di Fano del 2009 lo indica come “costa a bassa compromissione”.
² Un opuscolo del 1928 (Fano – Stazione di cura e soggiorno. Tipografia Sonciniana Fano, 1928.) descrive gli stabilimenti di cura e soggiorno fanesi: “Anche nella spiaggia cosiddetta di “Sottomonte” [N.d.A., Sassonia] a Sud del Porto-Canale vengono eretti numerosissimi capanni e vi cominciano a sorgere non poche case di civile abitazione: tanto che anche questo breve tratto di spiaggia, sino a poco tempo fa lasciato quasi in abbandono, sta per diventare un frequentato centro di vita balneare. “
Didascalie foto :
1 – Retrospiaggia Le Brecce (Fano), 1 dicembre 2024
2 – Retrospiaggia Le Brecce, 31 dicembre 2024
3 – Filare di tamerici (parzialmente potato), Le Brecce, 5 dicembre 2024
4 – Tamerice sulla spiaggia ghiaiosa Le Brecce, 1 dicembre 2024
5 – Tamerice sulla spiaggia Le Brecce (accanto al materiale per la pesca), 5 dicembre 2024
6 – Garzetta sulla battigia, Le Brecce, 31 dicembre 2024
7 – Filare di tamerici potato, Le Brecce, 31 dicembre 2024
8 – Codirosso spazzacamino (su carrello alaggio barca), Baia Metauro, 5 dicembre 2024
9 – Verdoni, retrospiaggia Le Brecce, 31 dicembre 2024
10 – Gheppio posato sul muro dell’ex poligono militare Le Brecce, 1 dicembre 2024