Vademecum

Lettera da Goma, Congo

 

Cari lettori e amici,

la mia esperienza congolese ha inizio così : dunque per arrivare a destinazione ho fatto scalo in Turchia e la prima cosa che devo dire è: ma quanto è grande Istanbul?? E quanto grande è l’aeroporto?? Spropositato, per andare da una parte all’altra ci si impiega più di un ora, illegale! La Turkish Airways è molto valida: c’è un menu! Ogni sedile ha la propria televisorina con mille film, giochi, musica, le hostess sono un sacco carine, ti danno giornali a scelta, dei calzini da mettere durante il viaggio e ogni qualvolta si desidera qualcosa lo danno a volontà; poi se vi capita di viaggiare accanto ad un Ceco (della Rep. Ceca) che si beve 10 bottigliette di vino è ancora più divertente!

Arrivo a Kigali, capitale del Rwanda: caldo, umidità, strade pulite – in Rwanda la plastica è vietata – tanto, tantissimo verde ovunque, a tratti mi ricorda Cipro. Aspettando il bus per arrivare alla frontiera con la Repubblica Democratica del Congo si sentono grida di venditori ambulanti, i clacson intermittenti e si vedono mille colori muoversi avanti e indietro: gente vestita elegante con giacca e cravatta, donne dai vestiti sontuosi e larghi quanto le loro anche. Una signora anziana, qui decifrare l’anzianità non è cosa facile dato che già a 35 anni iniziano ad assumere tratti cadenti, bhè questa signora indossa una pelliccia mentre il resto suda. Accanto a lei siede un bizzarro signore, molto alto e magro, anziano anche lui, cappello stile Texas in pelle nera, camicia a quadri rosa e blu, impermeabile lungo blu scuro da business man londinese e alla mano un sottile bastone in legno chiaro lucido. Lungo la strada asfaltata si vedono passare donne con bambini avvinghiati alla vita che portano cesti di legna sulla testa, un signore si porta addirittura un tronco d’albero tutto intero sulla testa!

Quando arrivo alla frontiera con la Repubblica Democratica del Congo ci sono un paio di problemi con il visto, attimi di panico ma poi si risolve tutto pagando 60 dollari. Finalmente arrivo a casa. Siamo nella semplicità, non c’è corrente, usiamo i pannelli solari per avere un po’ di luce e ricaricare i cellulari, non c’è frigo quindi il cibo si compra giornalmente e non si eccede mai, l’acqua non è una garanzia, facciamo la doccia riscaldandola sul carbone e poi la versiamo in una bacinella e ci si lava con quella, la casa è molto grande e molto bella, c’è un giardino enorme che ospita uccellini di ogni tipo e tante piante e fiori, qua fa caldo quindi tutto è più facile nonostante la semplicità.

Il tempo scorre in maniera diversa, la giornata inizia alle 7 del mattino e finisce alle 6 del pomeriggio quindi all’ora di pranzo si è a metà, gli orologi scorrono molto lentamente, si dedica molto tempo a parlare per la strada e raccontare i fatti propri. Quando inizia a fare buio tutto si ferma e non c’è più nessuno per la strada.

goma  Goma, la città in cui mi trovo, si trova ai piedi di un vulcano attivo, la sera verso il tramonto si può vedere il fumo bianco uscire dalla sua bocca (impressionante!), nel 2002 il vulcano ha fatto esattamente quello che ha fatto il nostro Vesuvio su Pompei quindi tutto è stato ricostruito, le strade sono fatte di lava indurita, i mattoni delle case pure, è tutto nero, i colori sono molto forti. La povertà è evidente, ci sono bambini della strada molto pericolosi, operano in gruppi solitamente nelle prime ore del mattino e nelle ore del tramonto, come animali selvaggi cercano cibo e sono disposti a qualsiasi cosa pur di ottenerne. A parte questo la gente è molto tranquilla, a me piace molto camminare anche sola in mezzo a questo caos di persone che ti guardano e ti urlano Mzungu! Mzungu!

Sono stata al mercato una mattina, la cosa più impressionante che ho visto era questo tappeto di polli vivi sdraiati a terra con ali spezzate. Abbiamo comprato manghi dal profumo dolcissimo, ananas, banane minuscole mai assaggiate prima, caffè (buonissimo!) e pesce di lago.

Da lunedì ho iniziato il mio stage presso una ONG locale, brevemente scrivo le impressioni che ho avuto: il presidente è una persona molto in gamba, con due belle palle, aperto di mentalità e ricco di idee. Molto curiosi lui, i ragazzi con cui lavora e i suoi dipendenti mi hanno fatto domande sull’Italia, se c’è lavoro, come sono i salari delle persone, se è vero che i preti vanno a comprare i loro vestiti in negozi fatti apposta fuori dal Colosseo (:O e?!), abbiamo parlato di omosessualità, contraccezione, mi hanno inevitabilmente chiesto se ho figli e se sono sposata perché qua i bambini vanno dai 7 ai 10 a nucleo famigliare.

L’associazione che si chiama ASO (Association de soutien aux opprimées) è molto interessata alla crescita del paese attraverso i giovani e fanno tante ma tante attività per e con le comunità. La nostra giornata di lavoro di oggi è stata fondamentalmente chiacchiere, come dicevo prima qua il senso di lavoro è totalmente diverso dal nostro, la cosa più importante è dedicare tempo al dialogo a capirsi reciprocamente e quindi si possono passare intere giornate a parlare. A voi può sembrare molto strana questa cosa ma credetemi se aveste la possibilità di provarla vi rendereste conto quanto bella è! Può diventare frustrante a volte perché tu sei lì e vorresti solo lavorare al tuo pc e mandare avanti ciò che devi fare ma non si può, ci si deve adeguare a tutto no?!

Internet, wi-fi, modem e tutto il resto ancora non c’è, quello che c’è è accessibile solo ai bianchi e ai benestanti africani infatti gli ingegneri possono tornare utili!

Concludo con una piccola ironia personale, io detesto la lingua francese, l’ho sempre rifiutata durante tutti gli anni scolastici e mi ha fatto tanto ma tanto tribolare, beh … qua il francese è lingua ufficiale!!

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