8 giugno 2024 

Mentre mi avvicino, mi giunge, monotono, il verso del cuculo. I raggi del sole riflettendo sulla seta smascherano le ragnatele che sbarrano il sentiero; in questi giorni lo Stagno Urbani non ha avuto altri visitatori.

Vado a controllare il piccolo specchio d’acqua dove la settimana scorsa avevo seguito la famiglia di folaghe. Appollaiata ad un albero che si affaccia sul piccolo stagno, una nitticora. I suoi occhi rossi sono rivolti alla superficie acquatica, ma la famiglia di folaghe non sembra turbata da quella presenza, nonostante il suo lungo becco, non deve rappresentare un pericolo per i pulcini – si nutre prevalentemente di insetti, anfibi e pesci.

I piccoli sono ancora tutti (sei), intenti ad assediare i genitori con richieste di cibo. Intorno all’acqua che ribolle i pulcini aspettano l’emersione dell’adulto. 

La vegetazione, cresciuta ulteriormente, ormai scherma le finestrelle dei due capanni ornitologici che si affacciano sul vicino acquitrino, ho però conferma della presenza della coppia di cavalieri d’Italia che vi ha nidificato e del loro piccolo quando una cornacchia grigia sorvola l’area. Emettendo versi d’allarme, i due genitori si levano in volo e, senza gentilezze, accompagnano il corvide alla porta. 

Il piccolo stagno e l’acquitrino possono contare sull’apporto di acqua di falda fornita da una pompa, mentre lo stagno principale dipende solo da quella meteorica. In questo periodo di siccità il suo livello si è abbassato come non era quasi mai accaduto. Se l’intero specchio d’acqua dovesse prosciugarsi le cose si metterebbero male per la fauna legata a questo ambiente umido.

Una folla di testuggini palustri americane popola la sponda emersa godendosi la giornata soleggiata. Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione demografica di questa specie aliena. Quei carapaci esposti al sole, inconsapevoli del rischio che incombe anche su di loro, mi fanno venire alla mente l’esplosione demografica di un’altra specie ed altre folle che, più che darsi da fare per contrastare i cambiamenti climatici, si preparano ad una nuova stagione balneare. 

Una lingua di fango da poco emersa è libera dalle testuggini; lì una seconda coppia di cavalieri d’Italia ha costruito il nido. 

La femmina cova, il maschio sta nei dintorni, pronto a scacciare gli intrusi. Lefolaghe che si avvicinano sono tentate di uscire dall’acqua, vorrebbero stazionare su quella lingua di fondale emerso, ma non osano farlo. Anche una garzetta che sta perlustrando la riva in cerca di prede, giunta ad alcuni metri dal nido, si ferma e torna sui suoi passi.

La femmina di cavaliere d’Italia si solleva un attimo e col becco sistema il nido. Dal piccolo ammasso di rametti, resi bianchi dal fango secco che li ricopre, sporgono delle globosità: le uova. 

La scelta della coppia di cavalieri d’Italia di nidificare su quel fondale che la siccità ha appena  sottratto allo stagno e non è stato ancora colonizzato dall’erba è improntata sulla precarietà. Le vite dentro quei gusci dipendono da un livello dell’acqua “ballerino”.

Didascalie foto:

1 – Nitticora, stagno Urbani (Fano), 8 giugno 2024

2 – Pulcini di folaga intorno al genitore (immerso)

3 – Lo stagno Urbani

4 – Testuggini palustri americane Trachemys scripta, stagno Urbani

da 5 a 8 – Nido dei cavalieri d’Italia

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