20 aprile 2021
All’avvicinarsi del pericolo (il mio sopraggiungere) un lungo salto che si conclude nella pozza.
Tuffo sproporzionato in pochi centimetri d’acqua, eppure sufficienti a fare sparire la rana.
Ci vuol del tempo al verde per farsi strada nell’acqua intorbidita.
Mentre l’anfibio è immobile nel fondo della pozza, protetto dal manto mimetico in lento dissolvimento, qualcosa si muove poco più in là nella golena.
Nulla di paragonabile al gesto atletico della rana ma uno svolazzare incerto.
Lo sbattere di ali della Cassandra (Zerynthia cassandra) dice poco, ma quando si posa, sul terreno o sopra una pianta, esibisce la sua inconfondibile livrea: eleganti disegni neri e piccole macchie rosse sulla superficie alare gialla.
Ci son farfalle che effettuano lunghe migrazioni, che attraversano mari e continenti, che dall’Africa si portano in Nord Europa, ma tutto questo volare non fa per la Cassandra.
Il suo svolazzare incerto fa sembrare una barriera insormontabile persino il corso del fiume, largo qualche metro.
Incontrarla non è facile, questa farfalla ha una sola generazione annuale e l’adulto vive poche settimane – lungo le rive del Metauro è osservabile nelle ore più calde della giornata dalla seconda settimana di aprile ai primi giorni di maggio.
Non è solo per la ristretta finestra temporale che raramente ci si imbatte in lei. Le sue limitate capacità di spostamento rendono difficoltosa la conquista di nuovi territori; endemica delle pianure e colline italiane, è scomparsa nelle aree antropizzate ed è in diminuzione nella maggior parte del territorio nazionale.
La popolazione di questo lepidottero è ridotta a piccole colonie isolate, in zone dove è presente l’Aristolochia, sua pianta nutrice.
Didascalie foto:
1 e 2 – Rana verde che si mimetizza nel fondo della pozza
da 3 a 5 – Cassandra (Zerynthia cassandra), Metauro (Fano), 20 aprile 2021