21 settembre 2021

L’equinozio cade domani, finisce l’estate.

La foce è deserta. 

Un gruppo di gabbiani sulla barra di ghiaia che chiude lo specchio d’acqua salmastra. Su questo ed anche a monte del ponte ferroviario chiazze di Lingua d’acqua (Potamogeton): isole galleggianti sulle acque stagnanti dell’ultimo tratto del Metauro. 

Nella spiaggia al di là della sponda opposta (io sono su quella destra), un’altana del servizio di salvataggio, – come le altre – da diversi giorni non più presidiata. 

Sopra l’orizzonte marino un debole arcobaleno, l’altra estremità dell’arco incompleto  spunta dal ponte ferroviario.

Dei cormorani in formazione passano sopra quel ponte, abbandonano l’asta fluviale e, al largo davanti alla foce, si calano in acqua. 

Un altro già staziona su una scogliera mentre le onde s’infrangono alle sue spalle.

Percorro la spiaggia che costeggia il campeggio. Non tutte le piazzole sono abbandonate; alcuni campeggiatori, seduti all’interno delle verande, guardano il mare protetti dalle finestre di plastica trasparente. Altri si preparano a lasciare il campeggio, c’è chi col tubo lava il tetto della veranda, chi delle stuoie appese alla recinzione. 

Degli operai stanno smontando un bungalow e ne caricano le parti su un camion. 

Un auto con targa straniera e roulotte al traino ha il motore acceso, la compagna dell’autista entra nell’abitacolo e l’auto lascia la piazzola.

Si mette a piovere mentre c’è ancora il sole. 

La pioggia si fa più intensa, il cielo si oscura e cancella il timido arcobaleno.

Didascalie foto:

1 – Foce del Metauro, 21 settembre 2021

2 e 3 – Cormorano, Foce del Metauro, 21 settembre 2021

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