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La collina delle farfalle

 

LaCollinaDelleFarfalle_Copertina     Come ricorda il titolo, “La collina delle farfalle” [Barbara Kingsolver, Neri Pozza, 2013], le farfalle, insieme a Dellarobia, una giovane donna insoddisfatta della vita, sono le protagoniste del romanzo.

La storia è ambientata negli Stati Uniti, in una piccola comunità rurale nel profondo sud degli Stati Uniti (dove vive l’autrice).

Dopo l’ultima svolta, la vista si aprì di colpo dinanzi a loro: le frecce dorate mulinavano nell’aria come una miriadi di foglie portate dal vento. Ali. Anche quelle sul sentiero erano ali. Farfalle. Come aveva fatto a non capirlo prima? […] Ogni albero sul versante opposto era coperto di tremule fiammelle, di farfalle […]

Era il movimento a tradire la loro vera natura di creature volanti […] L’aria pulsava, vibrava di luce arancione […] E ogni albero, ogni fronda, mostrava gli stessi ammassi bitorzoluti che aveva visto due settimane prima. Anzi, erano aumentati. I rami sembravano sul punto di spezzarsi sotto il peso immane di quelle … farfalle. Dellarobia rimase senza fiato. Una farfalla non pesava nulla, un milione di cose che non pesavano nulla! […]

«O forse sono una di quelle specie in via di estinzione».

«Estinzione? Non direi» ribatté Bear. «Queste sono più dei cristiani!»

Era un dato di fatto. Le farfalle si posavano e camminavano anche ai loro piedi, come uno strano esercito di foglie ambrate che marciava sull’intera foresta.”

Il fenomeno raccontato nel romanzo – una popolazione di farfalle Monarca disorientata dai cambiamenti climatici – prende lo spunto da un evento realmente accaduto nel 2010 in Messico nella città di Angangueo, conosciuta per le spettacolari colonie di questa specie di lepidotteri, dove un nubifragio provocò frane e allagamenti catastrofici.

Seguendo le vicende di questa colonia di farfalle, la protagonista, insoddisfatta dopo un matrimonio riparatore e dieci anni di vita coniugale, riesce ad ampliare la sua visione del mondo e a dare una svolta alla propria esistenza.

«Le Mariposas monarca. Vengono dal Messico». […] Ma perché era così importante contare le farfalle? Avrebbe voluto chiederlo, invece disse: «e n’è una con l’etichetta, vi interessa?» […] Mako le indicò una serie di numeri che si vedevano appena un codice che avrebbero inserito nel database contenuto nel computer di Ovid. In tal modo avrebbero scoperto la provenienza della farfalla dove e da chi era stata registrata. […]

Dellarobia era strabiliata al pensiero che quelle fragili creature che viaggiavano da un capo all’altro del continente, dal Canada al Messico […] Dellarobia gli chiese quanto vivessero e la risposta la lasciò di stucco: in genere sei settimane. Quelle nate in inverno duravano un po’ di più grazie a un fenomeno simile all’ibernazione […] Il dott. Byron le spiegò che nessuna farfalla faceva il viaggio di andata e ritorno Alla fine dell’inverno le farfalle adulte si riaccendevano in Messico, accoppiandosi in modo forsennato. I maschi copulavano fino allo sfinimento lasciando alle madri incinte il compito di salire fino in Texas in cerca dell’Asclepiade l’unica pianta di cui si nutrono i bruchi di monarca. Le madri morivano dopo avere deposto le uova […] I bruchi orfani uscivano dal bozzolo, diventando farfalle e volando a nord dove ripetevano la trafila deponendo le uova sull’asclepiade e morendo. Le monarche che si erano rifugiate su quelle montagne appartenevano alla seconda generazione, le loro discendenti sarebbero salite più a nord, procreando la terza. Solo queste, in autunno, sarebbero tornate in Messico.”

In questo romanzo è apprezzabile l’accuratezza con cui Barbara Kingsolver affronta la biologia della farfalla Monarca e gli effetti catastrofici del riscaldamento globale, catastrofi che di naturale non hanno nulla. L’autrice – laureata in biologia – ci fa capire come il consumo di combustibili fossili, il disboscamento, il consumismo finiscono per alterare gli equilibri ecologici ed avere conseguenze disastrose.

Barbara Kingsolver affronta pure la manipolazione dell’informazione.

“«Dottor Byron, lei studia le farfalle monarca da più di vent’anni e afferma di non aver mai visto niente del genere. Esistono pareri diversi sul motivo che le ha portate qui, ma credo che siamo tutti d’accordo nel dire che sono uno spettacolo meraviglioso».

«Io non sono d’accordo» disse Ovid. «Anzi, sono molto preoccupato». […]

«Può spiegarci, in sintesi, qual è il problema?».

«In sintesi? Cambiamenti di temperatura anomali, siccità, diacronia fra larve e piante ospiti. Tutto ruota intorno al clima». […]

«Sta per caso alludendo al riscaldamento globale?».

«Sì». […]

«Dottor Byron, parliamo di riscaldamento globale. Naturalmente non tutti gli scienziati concordano sulla veridicità del fenomeno e sulle responsabilità dell’uomo in tal senso».

«[…] Oggi anche i più cauti studiosi del clima sono giunti alla conclusione che l’atmosfera si si stia surriscaldando. In pratica tutti concordano su questo punto. A parte quelli che sono pagati per affermare il contrario […] Come si può negare che bruciando il carbone si produce carbonio. […] Tutto il carbone che è stato estratto, tutto il petrolio uscito dai pozzi sono evaporati nell’aria! […] I ghiacciai che alimentano le sorgenti dell’Asia stanno sparendo […] La calotta artica sta collassando […] Le propongo una parabola che piacerà ai suoi ascoltatori, Tina. Siamo in cima alle cascate del Niagara, a bordo di una canoa. Siamo arrivati fin qui lasciandoci trasportare dalla corrente […] Da dove siamo si sente già il fragore dell’acqua, le pare il caso di mettersi a discutere sull’esistenza della cascata?»

[…] «Non posso fare questo servizio senza mostrare nulla».

Ovid aggrottò la fronte. “Le cose impalpabili sono al di là della sua portata?» […] I risultati elettorali […] o l’andamento del mercato sono impalpabili. Eppure ne parlate, no? Fino a stomacarci!» […] «Sì, perché alla gente interessano quelle cose».

«Tu non stai facendo il tuo lavoro, donna»”.

 

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