8 ottobre 2020
La finestra della cucina dà sul piccolo giardino e sull’area verde comunale (al di là del marciapiede).
In questo mite pomeriggio mi soffermo davanti alla finestra a guardare il mio domestico paesaggio urbano.
In questo angolo della periferia di Fano tutto sembra come sempre, immutato.
Poi noto qualcosa di nuovo: quel petto arancione.
Posato sul muretto che cinge il giardino, il primo pettirosso della stagione.
Consulto il mio “taccuino naturalistico” (elettronico da oltre un decennio): gli ultimi esemplari di questa specie presente regolarmente nella cattiva stagione se ne erano andati ai primi di aprile (l’ultima mia rilevazione è del 2 aprile). Ogni anno quando la primavera sboccia la popolazione di pettirossi lascia il quartiere per poi ricomparire all’inizio dell’autunno.
Nel mio taccuino controllo le rilevazioni degli anni precedenti. Nell’ultimo decennio la partenza di questa specie è avvenuta tra il 18 marzo ed il 6 aprile ed il ritorno quasi sempre dal 1° al 9 ottobre.
Il pettirosso lascia il muretto, scende sul marciapiede. Esegue rapide e brevi corse che si concludono con il capo piegato a beccare qualcosa.
Non so quanti chilometri quest’uccelletto abbia percorso per giungere nel mio quartiere, forse qualche decina (se ha lasciato l’Appennino) o alcune migliaia (se proviene dal Nord Europa).
Dietro quel banale beccare ci potrebbe essere il rifocillarsi dopo un lunghissimo viaggio.