Letture

Il libro del mare o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone in un vasto mare

 

 

Lo Squalo della Groenlandia non è un pesce qualunque, è il vertebrato più longevo del pianeta, può vivere più di 400 anni. Vi sono esemplari di questa specie che si aggirano nell’oscurità totale dei fondali marini dai primi anni del Seicento.

Il libro del mare o come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone in un vasto mare (Iperborea, 2017) racconta la storia (vera) della caccia a questo predatore marino nelle acque del Vestfjorden, alle Lofoten, isole nell’estremo nord della Norvegia.

Ad effettuare queste battute di pesca in uno scenario naturale unico sono l’autore, Morten A. Strøksnes, e il suo amico Hugo, artista e pescatore che vive in una abbandonata stazione di pesca dell’isola di Skrova.

Il racconto sulla caccia allo Squalo della Groenlandia offre il pretesto per narrare di pesca, natura, vite nel grande Nord e qualsiasi altro argomento legato al mare.

Lo scrittore – è un giornalista norvegese – si mantiene per tutto il libro in bilico tra la narrativa e la saggistica.

Divagante come un merluzzo dei fiordi norvegesi,  Morten A. Strøksnes, mentre i due protagonisti del racconto attendono di poter effettuare le battute di pesca – le condizioni meteomarine delle acque del Vestfjorden spesso inducono ad una forzata inerzia -, cita leggende nordiche, esplorazioni oceaniche, aneddoti storici, opere letterarie.

In questo saggio narrativo sul mare non può mancare il Moby Dick di Herman Melville, ma neppure il Robinson Crusoe di  Daniel Defoe – visto che le battute di pesca partono da un’isola.

Tantissime divagazioni riguardano la biologia, spesso partendo dagli avvistamenti compiuti durante le battute di pesca; si va dalle patelle, ai granchi, agli organismi degli abissi, ai capodogli, alle orche  e, naturalmente, agli squali. Strøksnes fa riflettere sul fatto che ogni anno muoiono da 10 a 20 persone uccise dagli squali mentre ogni anno l’uomo uccide 73 milioni di squali; eppure è lo squalo ad essere visto come un feroce predatore.

Vengono affrontati pure i problemi ambientali legati al mare: l’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche, la plastica, ormai presente in qualunque mare e che si accumula lungo la catena alimentare,  il riscaldamento globale.

Tantissimi sono gli aneddoti; ad esempio l’autore ci si spiega come nasce il commercio dello stoccafisso tra Røst, una delle isole Lofoten, e l’Italia.

Lì erano andati a finire i naufraghi veneziani della caracca Querina, che era salpata da Creta il 25 aprile 1431 diretta alle Fiandre. Ma appena superato lo stretto di Gibilterra, già aveva avuto il primo preavviso del suo destino, quando l’urto contro uno scoglio le aveva provocato una falla. Riparata a Lisbona, aveva proseguito la rotta a nord, per imbattersi presto, nel Golfo di Biscaglia, in una violenta tempesta, che le aveva spezzato l’albero maestro e il timone, lasciandola alla deriva. A metà dicembre l’equipaggio aveva dovuto abbandonarla e imbarcarsi su scialuppe malandate che facevano acqua da tutte le parti. Gli uomini erano rimasti a lottare con il mare per settimane nel buio, nella neve, patendo la fame, la sete, la malattia, lo sfinimento. […]

Le correnti e i venti avevano continuato a spingerli a nord, sempre più a nord, nel desolato nulla di una notte perenne. Ormai disperavano di poter sentire un giorno la terraferma sotto i piedi, finché uno di loro non aveva scorto da lontano un arcipelago: Røst. Avevano infine avvistato una spiaggia, sull’isolotto deserto di Sandøy, dove riuscirono ad approdare il 14 gennaio del 1432. Lì furono trovati e soccorsi dagli abitanti dell’isola principale  […] La loro ospitalità era praticamente illimitata, e la gente di Røst è ancora oggi considerata di carnagione più scura della maggior parte dei norvegesi. Comunque sia, agli italiani furono offerte grandi quantità di merluzzo essicato (stoccafisso) da portare via, con cui ovviamente i cuochi in patria non tardarono a fare meraviglie. Da allora l’esportazione da Røst all’Italia non si è mai fermata”.

Solo qualche volta la parte divulgativa appesantisce la lettura.

Anche se le battute di pesca avvengono nelle vicinanze del gorgo più potente del mondo – l’autore cita pure Cariddi e l’ipotesi, un po’ bislacca, secondo cui Ulisse sia giunto fin lassù –, non è l’avventura l’aspetto più interessante di quest’opera, ma piuttosto riuscire a far “viaggiare” il lettore nei fiordi norvegesi, evocandone le atmosfere.

 

 

 

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