Anche quest’anno torno a visitarti.

Nell’ultimo lavoro di pulizia dell’argine sei l’unico ad essere stato risparmiato.

In quanto monumento vegetale.

Ora un mare di canne del Reno ti circonda.

Quando eri alto doppio, tanti decenni fa, una pista ti passava accanto.

Da lassù, non solo lo scorrere del Metauro (e del tempo), hai visto cambiare il territorio.

Come quel tratto di autostrada costruito negli anni ‘60 a poche centinaia di metri.

Accanto a quel ponte, ora ne è stato eretto un altro.

 

Scusa se te lo dico, ma non hai un bell’aspetto.

Ti sei fatto ancora più decrepito.

Molti tuoi rami sono cariati.

Altri, cedendo al vento, penzolano nel vuoto o ingombrano il suolo intorno a te.

Si è fatto ancor più ampio il canale che attraversa il tronco.

Ora sei poco più di un cilindro cavo.

Invece che imponenza, mostri fragilità.

Sulla tua corteccia sono cresciuti muschi e licheni.

Mentre quell’edera che ha iniziato a salire sul tuo fusto non sa se seguire il loro esempio.

Se val la pena di affidarsi ad un vecchio come te.

Eppure anche quest’anno penzola qualche amento dai tuoi rami.

E nel tuo vecchio legno sono comparse le prime foglie, per magia.

 

 

15 marzo 2020

 

Didascalia foto:

Pioppo nero, Fiume Metauro, marzo 2020

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