3 marzo 2024
L’inverno è agli sgoccioli, cerco i segnali della nuova stagione. Il primo è stato il comportamento di una gazza. L’8 e il 10 febbraio l’ho vista staccare con il becco piccoli rami dal mio cachi spoglio e trasportarli via in volo. Si accingeva a costruire il nuovo nido.
Per quanto riguarda il regno vegetale, passeggiando a fine febbraio al Campo d’aviazione – che si sta apprestando a divenire il nuovo parco urbano di Fano – ho notato una vistosa macchia di colore bianco sfumato di rosa. E’ la fioritura di due alberi all’interno della recinzione dei vecchi hangar.
In passato l’obiettivo della mia fotocamera si era diretta su quei rami, posatoi dell’averla piccola, ma non avevo prestato attenzione a quale specie appartenessero i due alberi.
Si tratta di mandorli. Il Mandorlo fiorisce a febbraio, a volte a gennaio, prima di emettere le foglie. Tra i vistosi fiori scorgo alcune mandorle ancora attaccate ai rami, altre le rinvengo a terra.
Quei due mandorli mi fanno tornare alla mente un articolo di Paolo Volpini (1): nel 1930 per realizzare il campo d’aviazione militare erano stati abbattuti migliaia di viti ed alberi, soprattutto mandorli.
Nel racconto “Don Marian della Colonna” (2) lo scrittore fanese Fabio Tombari aveva citato quel mandorleto: “… il bel pianoro, a un chilometro dalla marina, folto di mandorli…”.
Oggi, sono tornato a visitare i due mandorli presso i vecchi hangar. La giornata è mite, intorno ai fiori è tutto un ronzio, di api e bombi. Ogni singolo ronzio si placa quando l’imenottero si posa sul fiore, pochi secondi e poi di nuovo in volo a cercare altro nettare.
Già da alcuni giorni, grossi petali lasciano quei rami ed il terreno alla base dei mandorli è coperto da un rado mantello bianco-rosa.
Mi sposto al di là della strada che costeggia l’estremità sud dell’aeroporto.
La strada comunale del Campo d’aviazione che un tempo, placidamente, collegava l’area aeroportuale con il fiume Metauro è stata stravolta, spezzettata. Negli anni ‘60 l’ultimo tratto è stato affiancato dall’autostrada A14, poi una parte della strada (bianca) è stata trasformata in una bretella che conduce alla zona industriale sorta a Madonna Ponte, infine, l’altra parte è stata smembrata da Via Rita Levi Montalcini, la nuova strada a scorrimento veloce che attraversa il Metauro.
In mezzo a quei campi lambiti da strade a scorrimento veloce ci sono altri mandorli. Se ne stanno lì inutili, come le case coloniche intorno a loro, Galantara e Galantara di Sopra, ora abbandonate o ridotte a ruderi. Le mandorle a terra, che nessuno più raccoglie.
Lo scrittore Valerio Volpini nel 1981 in “Il mare e la collina” ben descrive la situazione: “La piana del Metauro era fitta di mandorli. Il terreno ghiaioso era ideale per una coltura che non richiede se non la fatica del mettere a dimora e aspettare qualche anno per raccogliere i frutti. Il mandorlo non ha bisogno di cure. Ora ne sono rimasti pochissimi, sparsi e patetici quando fioriscono come primo annuncio della primavera. Questi pochi sono solo affidati all’indifferenza: sopravvivono. Nessuno penserà di raccoglierne il frutto ed è già molto … se qualcuno si accorge che continuano a fiorire.” (3)
Bibliografia:
(1) Paolo Volpini, Una pianta dimenticata nel “Bosco della Memoria”, Lisippo, febbraio 2022
https://fano24.it/wp-content/uploads/2022/02/Lisippo-FEBBRAIO-2022.pdf
(2) Fabio Tombari, Don Marian della Colonna, in Tutti in Famiglia, Oscar Mondadori, agosto 1981
(3) Paolo Volpini, op. cit.
Didascalie foto:
1 – Mandorli in fiore, Campo d’aviazione, 29 febbraio 2024
2 – Mandorli in fiore, Campo d’aviazione, 2 marzo 2024
3 – Un bombo tra i fiori del mandorlo, 3 marzo 2024
4 – Mandorli nei campi lambiti dalla strada comunale del Campo d’aviazione, 3 marzo 2024