Grattacielo di Rimini
I
“Una volta ha preso fuoco
un appartamento. Ancora l’anno
scorso si vedeva la fuliggine
appiccicata sui terrazzini.
Fuliggine, fuliggine
nera, addosso alla facciata.
Non c’è morto nessuno, comunque”.
II
Trecento metri di viale
tagliati nel corpo notturno
di febbraio, nell’aria
che non si muove.
Un uomo getta la cicca
saluta i compagni,
scivola negli intrecci
della ferrovia.
Nell’androne
c’è un’intercapedine buia.
Inventa un tappeto,
riveste di cartone le lastre di vetro e acciaio.
Vigila, in attesa della sua Giulietta.
III
Inginocchiata accanto
al figlio, gli aggiusta
il bavero. “Hai freddo tesoro?
Perché non dici niente, sei triste?”
Lui non parla, forse ha pensato
un “non lo so, mamma”,
ma non l’ha detto.
Spinge lo sguardo in un silenzio più grande,
verso le antenne satellitari,
verso il grattacielo di Rimini.
[immagine: Stefano Paci, da “A pennino”]