26. Venghino, signori, venghino! Finalmente l’apoteosi! Si è aperta l’edizione capitale del Rof (Rossini opera festival). Anche se si è ormai raschiato il fondo del barile delle edizioni critiche rossiniane ogni volta è un’emozione nuova, diversa, eccitante, impagabile. Al di là della qualità artistica delle rappresentazioni (in gergo: recite), dell’afflusso (scarso?) di pubblico, della nostalgia per il bel tempo andato quando, al di là delle critiche (e io ne avrei da farne e come me altri ben più qualificati di me), c’era un sovrintendente VERO e non un suo simulacro ancora rapito dalla sua vecchia professione di cantante, sembra ormai che alla piccola città interessi ben poco l’aspetto “culturale” del baraccone.
Quello che interessa per davvero a questa eterna provincia sono i gala (altrimenti detti dopofestival), i party, i ricevimenti che le figure più facoltose della città offrono agli ospiti più o meno prestigiosi dopo ogni prima rappresentazione. Dai titolari di negozi di abbigliamento extra-lusso agli albergatori a 5 stelle, dalla sempiterna gloria della discendente del buon padrone comunista alla famiglia facoltosa con giardino è tutta una gara per stabilire a chi andrà, anche quest’anno, il primato della raffinatezza e del lusso. E’ tutto uno sfolgorante valzer di abiti pregiati, è tutta una scintillante sfilata di abiti da sera in cui la piccola città riesce a dare il meglio di sé, soprattutto davanti a qualche buon manicaretto prelibato, a volte, ahimè, innaffiato dalla pioggia e non dalla ineguagliabile selezione di vini. E chissenefrega della musica, delle regie teatrali, dei direttori di orchestra.
Come ormai da qualche anno gli appuntamenti veri del festival rossiniano sono nel fascino discreto della borghesia del dopofestival. Se poi recensioni autorevoli ci parlano di un declino della qualità complessiva delle rappresentazioni, dell’entusiasmo un po’ artificiale dei soliti noti, di testate giornalistiche che quest’anno non hanno inviato nessuno, dell’assenza di rappresentanti dell’eccellenza musicale europea e mondiale – Salisburgo (Mozart) e Bayreuth (Wagner) – a cui un tempo Pesaro (Rossini) e il suo sovrintendente appartenevano, se si è retrocessi in Serie B, non importa.
L’importante è continuare ad allestire dopofestival emozionanti, eccitanti e raffinati anche quando il Rof non ci sarà più! I pesaresi saranno felici lo stesso.