In chiesa una mamma seduta davanti a me con un bimbo legato alla schiena e una bimba più grande seduta accanto. Il bimbo piccolo piange, ha fame. La sorellina prende la coperta che lega il bimbo alla sua mamma e copre con una delicatezza indescrivibile le spalle della mamma, le slaccia la cerniera del vestito, fa scivolare la coperta da dietro a davanti in modo tale da coprire il seno della mamma, che con tanta altra delicatezza inizia ad allattare il piccolo.
In chiesa una giovane mamma seduta qualche fila davanti a me, accanto a lei suo figlio piccolino. Con molta fatica e dopo diversi tentativi il bimbo riesce a prendere equilibrio e ad alzarsi in piedi, tende le braccine verso la mamma e la bacia sulle labbra. Lei sorpresa lo accoglie in un abbraccio e ricambia il bacio.
Lunedì mattina andando a lavoro, un gruppo di bambini mi vede in lontananza e mi corrono incontro urlando Mzungu Mzungu, fanno a gara a chi arriva prima. Il primo si getta sulle mie gambe abbracciandole e man mano che arrivano gli altri si forma un abbraccio collettivo fra loro e le mie gambe.
In strada andando a lavoro, cammino immersa nei miei pensieri e mi dirigo vero le strisce pedonali di una strada abbastanza trafficata. Ferma sul lato della strada e proprio davanti alle strisce c’è una bambina che teneva per mano un’altra bimba più piccola. Ancora immersa nei miei pensieri mi affianco a loro e dico “sasa!” (ora), attraversiamo insieme, una di quelle azioni che facciamo automaticamente. Una volta attraversata la strada, la bimba mi si avvicina e mi sussurra dolcemente “merci”. Mi si è sciolto il cuore, mi ha preso proprio alla sprovvista.
In una stradina interna della città, due uomini portano sulla propria testa una sorta di cabina di legno con il tettuccio in lamiera, oscillano, la cabina peserà almeno 400 Kili. Arrivano i rinforzi, la casetta pesa troppo; proseguo per il mio percorso.
In una stradina interna della città, dopo le piogge molto forti si creano dei mini laghi e per facilitare il passaggio da una sponda all’altra la gente ha messo delle pietre. Strada deserta tranne che per me, un mio collega, un suo amico e una piccola capretta. Siamo tutti in fila, capretta in testa che come noi cerca di trovare i passi giusti per poter saltare sulle pietre e andare dall’altra parte. Sono morta dalle risate.
In casa, durante la pausa pranzo, mi metto a tavola e mentre sto mangiando dalla finestra della scuola dei bambini si sente la sigla di Games of Thrones. Mi sono sentita a casa.
In strada, tornando dal lavoro con alcuni colleghi e ragazzi del centro. C’è una bancarella che vende cavallette vive, semivive, morte, fritte. Si fermano e iniziano tutti insieme a magnarsi ste cavallette con gran gusto. Dai più piccini ai più grandi …
In strada mentre sto raggiungendo di corsa il centro perché sono mooolto in ritardo. Cammino guardando per terra e sento questo suono a me familiare, mi giro ed era un bimbo del centro che un giorno, ormai un paio di settimane fa, era venuto da me facendo uno strano verso ed io l’avevo imitato per tutto il resto della giornata. Il bimbo si era ricordato e non si era offeso del mio scherzo anzi ci ha giocato pure lui. I piaceri della vita.
Vi auguro uno splendido Natale, luminoso e colorato!
Un abbraccio,
Mimi