Pedalare produce benefici scientificamente provati. Il primo a trarre giovamento dallo svolgere regolare attività fisica in bicicletta è il sistema cardiovascolare. L’attività aerobica eseguita nel pedalare determina un miglioramento della circolazione sanguigna e della pressione arteriosa.

Ricerche scientifiche hanno confermato che poche decine di minuti al giorno di pedalate aiutano anche a togliere chili di troppo.

Pedalare, inoltre, permette al cervello di produrre l’endorfina, conosciuta come “l’ormone della felicità”.

E allora mi chiedo: perché promuovere le biciclette elettriche? Perché ridurre la salutare fatica compiuta in sella ad una bici muscolare, priva di artifici elettronici? Capisco l’uso di biciclette a pedalata assistita in condizioni particolari: per percorrere impegnative salite su strade di collina e di montagna, o quando il percorso casa-lavoro (o altro) sia particolarmente lungo; ma non quando si abita nella prima periferia di città medio-piccole di pianura (come la mia Fano).

Eppure in questo ultimo periodo percorrendo le strade della mia città ho assistito ad un proliferare di bici elettriche che stanno prendendo il posto di quelle tradizionali. M’imbatto in ciclisti che pedalano in modo discontinuo, in ogni caso senza energia – ma perché rinunciare al piacere di spingere i pedali per affrontare un piccolo dislivello?

Spesso sulle biciclette elettriche vedo persone in sovrappeso a cui l’attività fisica non può che far bene e che, anziché la batteria, dovrebbero consumare calorie.

Vedo anziani sfrecciare, eppure è proprio a loro che si allungano i tempi di reazione (ad esempio per la necessità di un’improvvisa frenata).

Ieri, mentre in bicicletta percorrevo tranquillo una strada deserta, ho sentito scampanellare alle mie spalle. Siccome stavo un po’ troppo in mezzo alla strada, mentre mi scansavo per farmi superare dalla signora sessantenne in sella ad una bici a pedalata assistita, le ho detto: «Scusi, non l’ho sentita arrivare».

Mi ha risposto: «È che io sono elettrica».

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