Sono nate le viole di marzo.
Le ho viste oltre il muro di cinta
sbucare dal cemento.
Nel giardino le sassifere
all’ombra della siepe,
i giacinti rosa e viola
tra le tenere foglie.
Devo riaprire le finestre
alla luce e all’aria,
devo fare ordine nel dolore.
Come polvere
la sofferenza e la mancanza
coprono i mobili,
come una ragnatela robusta
il dolore tesse trappole
nella stagione fredda.
Perché la nostra vita non vada sprecata
devo vivere ciò che resta della mia,
essere memoria.
Ma questo inverno non finisce
anche se è già primavera
e sono tornate le rondini
a fare i loro nidi di fango
sotto le finestre della cucina.