Ero convinto che sensazionalismo avesse un legame stretto con la radice senso, ma non è così.
Infatti proviene da sensazionale, che a sua volta si rifà a sensazione, con la premessa che al tempo degli antichi romani il sensazionalismo ancora non esisteva.
Per loro chi diceva ad alta voce non era altro che un clamator, da clamor appunto, clamore, grido, schiamazzo.
Clamor che solo in occasioni speciali valeva saluto, applauso, acclamazione da parte del popolo. «Haec sunt, quae clamores et admirationes efficiunt» (queste sono le cose che suscitano acclamazioni e grida di ammirazione) poteva affermare Cicerone.
Invece nella nostra società dei consumi, dove alle grida siamo ormai avvezzi visto che quasi tutto richiede di venire presentato come sensazionale, i clamator fanno a gara a chi urla di più.
Tra le poche cose che lasciano in silenzio sono i libri di poesia, forse perché non esattamente merci usa e getta, e i loro artefici, per i quali vige tuttora l’oraziano “carmina non dant panem”.