19 ottobre 2020
Sto passeggiando sulla spiaggia di Marotta. Già tre giorni fa avevo visitato la spiaggia che ha ispirato la canzone “Il mare d’inverno”. In queste passeggiate durante la cattiva stagione il mio sguardo cade sul materiale spiaggiato. Nella mia visita precedente avevo notato un palloncino viola. Dalla scritta riportata sul palloncino ero risalito facilmente all’evento sportivo (e allo sponsor) che si era svolto due giorni prima proprio sul lungomare di Marotta.
Mentre lo gettavo in un vicino cassonetto dei rifiuti mi era tornato alla mente un articolo letto alcuni mesi prima. La recuperai negli archivi online.
“Calimera, tartaruga marina ingoia palloncino finito in mare: il salvataggio
L’appello dell’associazione Sos fauna Calimera del Museo Naturalia della città salentina: “Ecco dove finiscono i palloncini che vengono liberati in aria”
4 marzo 2020. LECCE – Una tartaruga marina ingoia per sbaglio un palloncino di plastica finito in mare […]: a salvarla ci ha pensato il Centro Recupero Tartarughe Marine (CRTM) del Museo di Storia Naturale del Salento, a Calimera in provincia di Lecce. L’animale è stato prontamente soccorso e liberato […] «Questa volta è andata bene – sottolinea Marevivo – ma quante altre tartarughe rischiano la vita per la plastica»? Per questo motivo l’associazione ha lanciato e porta avanti la campagna «Per il mare non è una festa, #StopAlVolodeiPalloncini», per sensibilizzare le persone su questo problema e invitarle ad optare per alternative sostenibili. «Lasciar volare palloncini durante le ricorrenze – aggiunge l’associazione in una nota – è una pratica molto diffusa ma può rappresentare un serio pericolo per l’ambiente e per la fauna. I palloncini, infatti, ritornano a terra sotto forma di rifiuti pericolosissimi, che vengono scambiati per cibo e ingeriti dagli animali, come nel caso della tartaruga»” (*).
Oggi sulla spiaggia rinvengo il corpo inanimato di una tartaruga marina; si tratta di un giovane esemplare di Caretta caretta (il carapace è lungo una trentina di centimetri). Avviso la capitaneria di porto indicandogli il punto del rinvenimento. Al ritorno il corpo del rettile marino è già stato rimosso.
Non so di che cosa sia morta la tartaruga, se ha un amo da palangaro in bocca, come l’esemplare recuperato vivo lo scorso 21 settembre a poche miglia dall’imboccatura del porto di Fano, o se c’entra l’ingestione della plastica. Purtroppo le tartarughe non riescono a distinguere i sacchetti di plastica dalle meduse. E anche se la presenza dei rifiuti non danneggia gli organi, innesca nella tartaruga una sensazione di sazietà che la porta lentamente a morire di fame.
Anche se i rinvenimenti del palloncino e del corpo inanimato della tartaruga marina nella stessa spiaggia non sono collegati, penso a come gli inutili lanci di palloncini si aggiungono al grave inquinamento da plastica di cui soffrono i mari.
Sul web mi ero imbattuto nel commento di un organizzatore della gara sportiva legata al rilascio dei palloncini nel lungomare di Marotta: “Questo format che coniuga la bellezza dell’Italia con lo sport e la mobilità sostenibile è sempre di più l’ambasciatore di una nuova consapevolezza green”.
*
Era passato diverso tempo dall’ultima volta che aveva messo qualcosa nel becco. Alcune ore prima – ma le tartarughe marine il tempo non lo misurano – aveva visto poco sotto la superficie marina una forma semisferica opalescente; quella cupola aveva i bordi color viola. Seppure quel corpo compisse movimenti palpitanti, si lasciava trasportare dalla corrente. Il polmone di mare, è questo il nome della medusa – ma le tartarughe marine non danno i nomi agli esseri viventi –, era seguito da piccoli pesci; erano stadi giovanili di suri che trovavano nei tentacoli della medusa protezione dalle insidie del mare aperto.
Qualche colpo di pinna e il suo becco afferrò la medusa, i giovani suri, perduto il loro punto di rifermento, si dispersero nell’infinità del mondo pelagico.
Sentì qualcosa di duro (e di gustoso) tra quella gelatina. All’interno della medusa, sotto il cappello, nel tessuto arricciato e grumoso, avevano trovato rifugio (e un passaggio) dei piccoli granchi che ora aggiungevano consistenza e sapore al pasto della tartaruga.
Da un po’ di tempo si guardava intorno sentendo nuovamente lo stimolo della fame; vide un altro ammasso appena sotto il pelo dell’acqua. Questo non aveva solo il margine viola, l’intero corpo era di quel colore.
Ma ben diversa da prima fu la sensazione che provò ingoiandolo, quello che aveva ingerito non era una medusa.
Il palloncino si era levato in aria insieme a tanti altri. Alzatosi sopra quel festoso assembramento umano, punto di partenza della gara sportiva, era ammarato al largo. Ora, in quello stomaco, si era concluso il suo viaggio.
Nota
(*) https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/video/lecce/1209620/calimera-tartaruga-marina-ingoia-palloncino-finito-in-mare-il-salvataggio.html
Didascalia foto:
1 -Palloncino, spiaggia di Marotta, 16 ottobre 2020.
2 – Tartaruga caretta (Caretta caretta), spiaggia di Marotta, 19 ottobre 2020