13 gennaio 2022 

Ieri mi era stata segnalata la presenza di uno smergo minore al lago Vicini; il mare agitato aveva spinto l’anatra marina a ripararsi sulla superficie tranquilla dello specchio d’acqua a ridosso del fiume Metauro, a circa un chilometro dalla foce.

Oggi mi reco a controllare se lo smergo c’è ancora. In bicicletta, costeggio il Campo d’aviazione. Due pavoncelle sostano all’estremità della pista (erbosa) d’atterraggio; il freddo vento che arriva da marina scompiglia le loro lunghe creste a ciuffetto. 

Oltrepasso la zona industriale e giungo al lago. Dello smergo non c’è più traccia.

Percorro la riva e raggiungo il capanno ornitologico che si affaccia sull’acquitrino posto tra il lago e la riva del Metauro. Le basse temperature della notte ne hanno fatto gelare la superficie. Il sole, che ancora fatica ad allontanarsi dall’orizzonte, non è riuscito a sciogliere lo strato di ghiaccio. 

Mentre col binocolo, in cerca di avifauna, passo in rassegna le sponde cinte da cannucce ingiallite, giunge un rapace; si posa sul ghiaccio che ricopre lo specchio d’acqua. 

Postura eretta, piccolo becco ricurvo, parti superiori del piumaggio grigio-ardesia, quelle inferiori biancastre attraversate da barrature. È uno sparviere; il sopracciglio bianco rivela che si tratta di una femmina. 

Lo sparviere è un tipico abitatore delle zone boschive (la sua lunga coda gli consente una notevole manovrabilità mentre vola tra gli alberi), ma ora i suoi sottili tarsi gialli sono poggiati su una lastra di ghiaccio; gli alberi comunque non sono distanti, la riva del Metauro è a pochi metri.

Attraverso le lenti del binocolo, colgo i suoi occhi gialli volgersi verso il cielo quando questo è attraversato da uno stormo di gabbiani reali – il mare è ancora troppo mosso, i laridi preferiscono rifugiarsi nel lago adiacente. 

Per ben cinque volte il rapace si sposta da un punto ad un altro dell’acquitrino – forse spera di trovarne uno libero dal ghiaccio. Ogni volta lo fa con un breve svolazzare (con le zampe tenute verso il basso). Il suo levarsi in volo sembra incerto, forse il decollo è condizionato dalla crosta di ghiaccio scivolosa. 

Oltre che nei boschi, mi era già capitato d’osservare lo sparviere in un altro acquitrino, pochi chilometri più a monte; ma in quelle occasioni il rapace stava appollaiato su canne o su alberi protesi sull’acqua.

Mentre ripercorro la riva del lago Vicini, m’imbatto in Simone – anche lui è venuto a cercare lo smergo minore -; gli riferisco dell’avvistamento del rapace nell’acquitrino, non si stupisce, più volte gli è capitato di vederlo intento a fare il bagno. 

Sul web trovo conferma che questa specie con zampe non palmate (ma dotate di artigli) è avvezza a posarsi in acqua. Maurizio Bonora nel suo articolo “L’attrazione per l’acqua dello sparviero” (La Rivista della Natura, 31 luglio 2017) racconta dei suoi incontri nella pozza che ha realizzato per fotografare l’avifauna: “Ho notato (…) che lo sparviero è il volatile che frequenta maggiormente la pozza e che è attratto dall’acqua come se fosse un’anatra. Il rapace non si limita, infatti, a bere, ma ama lavarsi e stare a mollo a lungo godendosi in pieno la piccola piscina privata. Praticamente arriva tutti i giorni e ho potuto fotografarlo perfino in pieno inverno con l’acqua gelata.

Sitografia

Didascalie foto:

1 – Pavoncella, Campo d’aviazione, 13 gennaio 2022

da 2 a 4 – Femmina di Sparviere, Lago Vicini (Fano), 13 gennaio 2022

5 – Sparviere, Stagno Urbani, 28 gennaio 2017

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