Credo che ormai sia chiarissimo a tutti che, nel paese di Pirlandia (la definizione non è mia, è di Miriam Mafai) i vincitori non sono conformisti o conservatori, sono proprio reazionari. La dimostrazione più evidente sono le balzane trovate didattiche del ministro dell’istruzione (e del merito, una aggiunta comica che ha fatto sorridere tutti a Pirlandia).

Questa volta la vittima del ministro è la scuola secondaria di primo livello cioè la scuola media. Una scuola che, nonostante tutte le difficoltà, ha una sorprendente vitalità e varietà di indirizzi ai quali dovrebbero affiancarsi l’insegnamento del latino, della musica (c’è già), dell’arte (c’è già), e (coniglio nel cilindro) della Bibbia. Con queste modifiche ha pensato che sarebbe bene scorporare la storia italiana dalla geopolitica e studiare solo i popoli italici.

Nel 2025, con tutte le migrazioni e le persone che si spostano, per lavoro o divertimento o altro, dappertutto, compresi gli italiani all’estero perché nel loro paese non c’è futuro, lui ha avuto questa trovata nazionalista e autoctona. L’identità, parola magica che non significa nulla. Nessuno si aspettava qualcosa di intelligente, comunque.

Davvero crede che i ragazzi tollereranno un simile schiocchezzaio didattico, visto che non viene fornito loro alcun strumento per emanciparsi nella società attuale e in quella che si sta prospettando? Davvero crede che chi smanetta ogni giorno sui social resterà folgorato dalla Bibbia? No, lo sa benissimo.

Da un secolo le scienze (tutte, in ogni campo) hanno modificato la nostra conoscenza del mondo, dalla fisica alla chimica, dalla biologia alla genetica, all’astronomia… solo per citare qualche dimenticanza. Ma l’autogol (tipico dei prepotenti) è lo studio della storia scorporata dalla geografia, con buona pace di Fernand Braudel e dei più grandi storici che avevano rinnovato la storiografia nel corso del Novecento raccontando quello che succedeva nei territori attorno al Mediterraneo e allargando sempre più lo sguardo. Le diverse economie, istituzioni, costumi, culture, religioni, e quindi relazioni, scambi, suggestioni. Che provincialismo!

Qui un dirigente scolastico sembrava euforico per l’introduzione dello studio della Bibbia, che per lui è un codice culturale imprescindibile. In quanto codice culturale, la Bibbia ha codificato tanta cultura ma ha anche generato nei secoli tanti di quei disastri e genocidi in ogni parte del mondo che l’euforia mi sembra quanto meno fuori luogo. La Bibbia è uno straordinario documento storico, religioso, letterario e antropologico, ma è un documento, e non l’unico. Chi ne ha bisogno, per i suoi studi, può studiarselo in santa pace, o si vuole tornare ancora più indietro, alla Controriforma?1

Il disegno reazionario che sta dietro queste alzate d’ingegno è palese. Più divertente quello del papa, che ha reso omaggio a Oliviero Toscani straparlando di santi che bevono coca cola.

Valditara e Francesco, non abbiamo bisogno di santi, tanto meno di quelli che bevono coca cola, e neanche di seminaristi. Lo so che voi avete bisogno di analfabeti funzionali, per favore risparmiateci l’ipocrisia.

1 – Marco Savelli mi ricorda che: fino al Concilio Vaticano II (1962-65) al “buon” cristiano era tassativamente proibita la lettura della Bibbia (altroché ritorno al Concilio di Trento!) la cui versione in tedesco aveva fatto la fortuna di Lutero al punto che i primi esegeti cattolici del secolo scorso (metà anni ’60) da “ignoranti” si rifacevano per intero alla preesistente esegesi protestante con l’effetto che puoi immaginare. [da fonti autentiche: don Italo Mancini nelle conversazioni estive al Monastero di S. Bernardino (Mausoleo dei duchi) di Urbino nell’estate 1978, il tutto ribadito con sperticata ironia dal mio “padre spirituale”, monaco 90enne di Fonte Avellana].

You may also like

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *