L’autunno da poco cominciato sembra una coda dell’estate. Le mattine soleggiate emergono dalle notti fresche e umide e poi il sole, per quanto più lontano, scalda fino a sera, anche se poi si abbassa presto, e si sente la nostalgia delle sere ancora piene di luce. E in questa luce… le guerre, le distruzioni, le tragedie dei migranti, la dittatura dei mercati e degli affaristi, la scomparsa dell’idea di una società giusta, il protagonismo dilagante delle mezze calzette, il soffocante conformismo culturale, l’elogio della mediocrità, le fortune insperate e arroganti di opportunisti e leccapiedi… tutto tiene, come se ci fosse una forza sconosciuta che tiene aggiogate le persone e le ha ormai pienamente convinte che questa è la normalità, questo è quanto è possibile fare, che è meglio non fissare l’orizzonte come nel Truman show o pensare di uscire dalla cornice di questa finzione.

Il giovane Montale degli Ossi scriveva:

Vedi, in questi silenzi in cui le cose / s’abbandonano e sembrano vicine / a tradire il loro ultimo segreto, / talora ci si aspetta / di scoprire uno sbaglio di Natura, / il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, / il filo da disbrogliare che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità.

Forse è meglio che qualsiasi verità se ne stia ancora per un po’ di tempo nascosta, molto ben nascosta, meglio di Anna Frank, perché le truppe fameliche del Grande Fratello e quelli che hanno trasformato l’informazione in pubblicità e diffamazione, l’azzannerebbero.

“Una volta a Winston capitò di accennare alla guerra contro l’Eurasia e Julia lo lasciò di stucco affermando con noncuranza che secondo lei questa guerra non esisteva. Le bombe-razzo che cadevano tutti i giorni su Londra erano probabilmente sganciate dallo stesso governo dell’Oceania. Per mantenere la gente nella paura” (G. Orwell, 1984).

Ah, mettetevi comodi, stiamo per raccontare una bellissima storia, non crederete ai vostri occhi, ci sono tanti incredibili effetti speciali…

[immagine, da V. Kandinsky: Cerchi in un cerchio, 1923]

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