12 luglio 2023
Oggi il Parlamento Europeo ha approvato la Nature restoration law, la legge per il ripristino della natura; la norma europea si pone come obiettivo arrestare il declino di biodiversità e rigenerare gli ecosistemi conservandone il capitale naturale. Il testo finale della legge sarà concordato dopo i negoziati tra i rappresentanti del Parlamento europeo, dei governi nazionali e della Commissione europea. Nel 2021, l’Agenzia Europea dell’Ambiente aveva rilevato che l’81% degli ecosistemi dell’Unione Europea è in cattive condizioni.
Ecco, gli arenili sono senz’altro l’ecosistema in cui la natura è stata più violentemente espulsa. Nell’ultimo secolo gli uomini hanno cambiato le proprie abitudini; una buona fetta di umanità trascorre parte delle giornate estive in spiaggia.
Da lande desolate, frequentate da qualche pescatore, gli arenili si sono trasformati in un’industria, dello svago, del relax, in luoghi di “cocomerate”, di tornei di burraco. Le dune costiere e la vegetazione che ci cresceva sono sparite quasi ovunque, sostituite da un piano leggermente inclinato di sabbia priva di impurità, che viene regolarmente setacciata. L’ordine ha preso il posto del disordine, la cura il posto dell’abbandono. Eppure quelle dune ricoperte di erbe selvatiche erano capaci di combattere l’erosione marina.
Non solo file di ombrelloni, sugli arenili italiani trovano posto chioschi bar, ristorantini di pesce. Ci pensano poi le armoniche soluzioni architettoniche dei progetti di waterfront a cancellare gli ultimi aspetti “rustici” degli arenili.
La maggior parte delle spiagge italiane sono diventate completamente inospitali per il Fratino (Charadrius alexandrinus) che costruisce il nido sulla sabbia. La battigia, luogo d’alimentazione preferito da questo piccolo trampoliere, negli ultimi decenni si è trasformata in una pista frequentata dall’alba al tramonto, da camminatori, da gente a spasso con i cani e, in estate, da una folla in costume.
Solo nei pochi tratti di spiaggia che conservano un certo grado di naturalità i fratini non si sono arresi e continuano a nidificare. Nonostante un mondo che è cambiato, continuano a fare le cose che hanno sempre fatto, corteggiarsi, costruire un nido sulla sabbia, covare fino alla schiusa (per circa 27 giorni) e poi seguire per almeno un mese i pulcini, guidandoli lontano dai pericoli, fino al momento dell’involo.
In questi pochi tratti di arenile uomini e fratini riescono a convivere. Sabbia che viene calpestata da piedi e dalle loro zampe; la “pesante” orma umana accanto a quella, discreta, del Fratino. Mentre gli umani in costume vivono ammassati, i fratini vogliono che ci siano decine di metri tra un nido e l’altro.
Il Fratino è diventato la specie bandiera; simboleggia la necessità di preservare ciò che resta di naturale negli ecosistemi costieri.
Oltre che “specie bandiera”, il Fratino è anche una “specie ombrello”, in quanto laddove si conservano i suoi siti riproduttivi si proteggono indirettamente le altre specie (anche vegetali) presenti nel suo habitat.
Uno dei tratti di arenile in cui i fratini non si sono arresi è a Torrette di Fano (PU). Lì da alcuni anni io e Rita gli diamo una mano. In quella loro ostinazione nel considerare le spiagge dei luoghi in cui riprodursi qualcuno ci vede della protervia. Forse dovremmo rassegnarci alla loro scomparsa, invece, stagione riproduttiva dopo stagione riproduttiva, cerchiamo di far giungere le loro uova alla schiusa; recintiamo le aree di nidificazione per evitare che vengano distrutte dal calpestio involontario e dai lavori di sistemazione della spiaggia. Sistemiamo dei cartelli che illustrano i comportamenti da tenere. Lo facciamo in qualità di volontari, in base ad un progetto dell’Associazione Naturalistica Argonauta patrocinata dal Comune di Fano.
Le nostre uscite compiute da marzo a giugno, (almeno) settimanalmente, sono mirate prevalentemente all’individuazione dei nidi. Per localizzarli, controlliamo i comportamenti dei fratini, l’emissione di versi d’allarme, le parate di distrazione – fingendosi feriti, spostano l’attenzione del predatore dalla covata. Seguendo dove si dirige il fratino una volta cessata la parata, riusciamo ad individuare la posizione del nido.
Da quando è iniziata la stagione balneare le nostre visite le facciamo all’alba. Giungiamo quando il disco solare è ancora basso sull’orizzonte. Ce ne andiamo prima dell’arrivo in massa dei bagnanti. Le coppie di Fratino invece non possono scegliere, sono ancora lì quando dagli ombrelloni giunge la cacofonia delle tante voci.
Grazie al lavoro degli inanellatori di Senigallia (Claudio, Francesca ed altri), a partire dal 2021, una buona parte dei fratini che nidificano nelle spiagge fanesi hanno un nome; portano nella zampa un anello giallo con una sigla di tre lettere visibile a distanza (attraverso un cannocchiale o lo zoom di una fotocamera). Pertanto, quelli che seguiamo non sono più anonimi fratini; sappiamo chi nidifica e con chi. Abbiamo così scoperto che questi piccoli pivieri sono legati alla spiaggia fanese. Salvo alcuni che sono mancati all’appello – che fine avranno fatto? morti? trasferiti in altri lidi? -, sono gli stessi a ripresentarsi ad ogni stagione riproduttiva.
Inoltre, grazie alle visite fatte lo scorso inverno, abbiamo scoperto che alcuni, invece di migrare verso sud, utilizzano questo arenile pure per svernare – lo hanno sempre fatto? o è un effetto dei cambiamenti climatici?
Fedeli al sito di riproduzione ma non necessariamente al partner; abbiamo notato che poche volte la coppia viene riconfermata nella stagione successiva, più frequentemente – come in una soap opera – si formano nuovi legami, nuove coppie.
Se la femmina decide di dare luogo ad una seconda nidificazione nel corso della stessa stagione riproduttiva, può capitare che lo faccia con un nuovo partner mentre il precedente continua a seguire i pulli fino all’involo.
Quest’anno nella spiaggia fanese i nidi di Fratino sono stati tredici, scoperti direttamente da noi o segnalatici da altri.
La prima deposizione è avvenuta il 21 marzo – negli anni precedenti non avevamo mai individuato un nido così in anticipo – anche questo è un effetto del riscaldamento del pianeta?
Nonostante i nostri “recinti”, non tutte le covate sono andate a buon fine. Le uova del primo nido sono scomparse. Possiamo solo fare ipotesi: il giorno in cui abbiamo scoperto il “furto” delle uova una cornacchia grigia si aggirava per la spiaggia (è solo sospettata, non ci sono prove a suo carico).
Comunque, BHF e BTN, la coppia di fratini di questa prima nidificazione, non si sono dati per vinti. Hanno deposto ancora e la covata del nido di rimpiazzo è giunta alla schiusa e uno dei “pargoli” all’involo.
In altri due nidi la covata è stata abbandonata. Probabilmente per disturbo umano, anche se poi è capitato che le uova di nidi posti in luoghi particolarmente frequentati dagli umani sono riuscite a giungere alla schiusa, nonostante la cova spesso interrotta. Un caso particolare è quello del nido situato nel retrospiaggia della concessione di un campeggio. Si trovava sulla sommità della duna, a ridosso di un ciuffo di foglie del Giglio di mare e a pochissimi metri dal passaggio dei clienti del campeggio diretti verso gli ombrelloni. Stoicamente, il fratino in cova è restato lì mentre dal mattino alla sera un flusso continuo di bagnanti transitava a pochi metri.
Il 1° di luglio ho rimosso gran parte dei recinti. Mentre proseguivamo nel controllo, avevo accantonato le recinzioni rimosse nel margine interno della spiaggia; quei pulcini che passavano davanti al cartello e alla scritta “Attenzione! Nidificazione del Fratino. Attention! Kentish plover nesting” preannunciavano la fine della prima fase riproduttiva.
Il 7 luglio anche l’ultimo recinto è stato rimosso. Le uova di quell’ultimo nido si erano schiuse due giorni prima. Me lo aveva comunicato un bagnino che si occupa del salvamento – si dice così? – nella spiaggia dove c’era il nido.
Ha sostenuto di avere “riaccompagnato” dal resto della famiglia un pulcino che si era allontanato. (Per fortuna), ha aggiunto: “Comunque, quando si allontanano, sono in grado anche da soli di tornare dal genitore”.
La prima fase è finita. Non ci sono altri nidi di fratino da recintare. Per quest’anno non dovrò più andare in giro per la spiaggia trasportando pali, corde e cartelli, con la paletta in tasca. Non avrò più buche da scavare (per piantare i pali). Benché abbia varcato da molti decenni la soglia dell’età matura passo ancora il tempo a scavare buche nella sabbia! Però, così mi sembra di non invecchiare in modo inconcludente.
Ora non ci sono più nidi attivi ma il nostro monitoraggio non è terminato; continueremo a seguire i fratini nell’altra fase delicata della riproduzione: lo sviluppo dei pulcini, controllare in quanti giungeranno all’involo.
Devono sbrigarsi, fare in fretta a crescere, agosto, con una folla di bagnanti ancor maggiore, non li deve cogliere impreparati al volo.
Didascalie foto:
1 – Fratino femmina (BTL) in cova, 5 maggio 2023, Torrette (Fano)
2 e 3 – Nido di Fratino, nido n.9, Torrette (Fano)
4 – Fratino durante la parata di distrazione, 23 giugno 2023, Torrette (Fano)
5 – Nido di Fratino, nido n.11, 23 giugno 2023, Torrette (Fano)
6 – Fratino in cova, nido n.12, 13 giugno 2023, Torrette (Fano)
7 – Pulcino di Fratino vicino alle recinzioni rimosse, 1 luglio 2023, Torrette (Fano)