Senza nulla concedere alle aspirazioni neo-zariste del presidente della Russia, proteso a riguadagnare i territori perduti rinnovando i fasti “eroici” dell’impero di Ivan il Terribile e di Pietro il Grande, nell’assordante frastuono bellicista che sembra pervadere l’intero mondo occidentale tutto proteso a salvaguardare “la libertà e la democrazia” contro lo spettro autoritario di matrice “asiatica” proveniente da Mosca, alcune considerazioni sull’isteria che sembra riportare questo Paese alle “radiose giornate di maggio” (le chiassose manifestazioni dannunziane del maggio 1915 con le quali una minoranza di dementi trascinò l’Italia nella prima guerra mondiale).
Credo che la ragione ultima che spinge partiti, media, pseudo-intellettuali e pagliacci vari a indossare l’elmetto (nel salotto di casa) sia il razzismo congenito alla cosiddetta “civiltà occidentale”, progenitore di quel colonialismo che ha funestato per secoli l’intero pianeta trasformando tanti esseri umani, soprattutto nel sud del mondo, in schiavi e bestie da soma al servizio e a garanzia dello “sviluppo inarrestabile” e della ricchezza crescente di Europa (occidentale) e America (del nord). E questa narrazione bellicista e “virile” finisce per avere, ovviamente, un effetto di trascinamento sulle sprovvedute “opinioni pubbliche democratiche” sempre più disorientate e inorridite dall’assedio dei “barbari”.
Tre aspetti di questo razzismo, neanche tanto occulto:
1. Il doppio standard. Se le ripetute guerre scatenate dall’Occidente nel mondo – Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen, etc – sono tutte necessarie, come recita il rosario mainstream, per liquidare le forze del male ed esportare un po’ di “democrazia” e, visto che ci siamo, per accrescere il dominio occidentale sul pianeta, la guerra scatenata dalla Russia è inaccettabile: come si permette un paese un po’ slavo e un po’ asiatico di competere con una civiltà superiore – oltretutto in Europa! – nel campo infame e vergognoso delle guerre di aggressione finalizzate all’incremento della propria influenza nel mondo? Leggendola attraverso la sua intima ragione razzista la compattezza USA-UE, attraverso il contenitore criminale della NATO, è più facilmente spiegabile di tante analisi geo-politiche che sottolineavano l’esistenza di interessi non proprio convergenti tra le due sponde dell’Atlantico. Il richiamo della foresta della “razza superiore” porta al riarmo anche della pacifica Germania!
2. I profughi. Le porte aperte dell’Europa ai profughi ucraini in fuga dalla guerra non sono aperte per tutti: o si è ucraini (quindi europei di razza bianca) e allora avanti o, altrimenti, se si è africani o asiatici, allo stesso checkpoint, l’accoglienza diventa un po’ più difficile, in alcuni casi impossibile. Perché, si sa, ci sono vittime e vittime. Se si è europei di razza bianca in fuga dalla barbarie euro-asiatica è un conto, mentre, cosa completamente diversa, se si è di pelle scura in fuga dalla stessa barbarie, dopo, magari, essere scappati da un’altra barbarie: quella occidentale fatta di bombe e di massacri nel proprio paese di origine. Naturalmente continuando tutti a mantenere una “virile” fermezza nei respingimenti dei profughi del Mediterraneo che, come tutti sanno, non stanno scappando dalla guerra a casa loro ma stanno semplicemente facendo una gita in barca!
3. I nazisti. Pur vergognandosi (un po’) per aver partorito un mostro come il nazismo, in certi frangenti l’Occidente non può fare a meno di ricordarsi di uno dei suoi figli prediletti. Perché quando sono in gioco i principii, i valori e, soprattutto, gli interessi supremi di una civiltà ricorrere al volto mostruoso svelato al mondo dal 1933 al 1945 può essere il modo migliore e più efficace per affrontare la minaccia della barbarie euro-asiatica anche se, l’altra volta, a Stalingrado non è che sia andata un granché. Chi se non il nazismo ha interpretato al meglio il vero cuore di tenebra della civiltà occidentale? E allora perché nascondere i “camerati” di “Azov” e “Pravyi Sector” che eroicamente combattono per una civiltà superiore contro i selvaggi provenienti da Est? Lasciamo che a nascondere queste “brutture” siano solo i sinceri democratici (e di sinistra) di Nation, del Guardian e del Washington Post come sottolineava qualche giorno fa, su un quotidiano, lo storico israeliano Ilan Pappé! Da noi, per fortuna, la narrazione dei buoni e dei cattivi è affidata alla prosa elegante e aggressiva del banchiere centrale. Con, sullo sfondo, il coro di voci bianche dei cortigiani, di destra e, soprattutto, di sinistra. Che siano ex(fascisti), (ex)democristiani), (ex)socialisti o (ex)comunisti poco importa. Ora, per fortuna, sono tutti liberali! W la Repubblica, W l’Italia! In attesa di un nuovo, radioso, 24 maggio.
(fotografia di Peter Herrmann)