26 dicembre 2021

Piove per tutta la mattina. La pioggia mi impedisce di uscire. Non ho neppure la scusa per andare a comprare il pane, il latte o qualche altra cosa “necessaria”, è Santo Stefano, i negozi sono chiusi. 

I figli, tornati a frequentare la casa paterna in questi giorni festivi, questa notte hanno fatto tardi e stanno dormendo. La moglie è impegnata in cucina. Io, nullafacente per quanto riguarda i lavori domestici, il tempo che precede il pranzo lo trascorro nello studio a sistemare le foto digitali. 

Gli umani collezionano di tutto: oggetti di antiquariato, libri, farfalle, uccelli imbalsamati, orologi, scarpe – qualcuno sostiene che ciò che ci caratterizza rispetto agli altri esseri viventi è la nostra tendenza ad accumulare. Sarebbe stata proprio la nostra avidità a farci dominare il pianeta, anche se oggi è la nostra tendenza all’accumulo a minacciare la sopravvivenza della civiltà. 

Io non colleziono oggetti materiali ma fotografie digitali, foto che ho scattato a paesaggi, a scorci naturali e, soprattutto, alla fauna selvatica. Anche se non fisico, le foto digitali occupano spazio (nell’hard disk) e così, di tanto in tanto, faccio pulizia eliminando quelle meno riuscite o meno significative.

Mentre al computer riordino le foto, l’unico che viene a trovarmi è il gatto. E’ proprio il suo saltare sul tavolo che mi fa distogliere dal “lavoro”; il mio sguardo dal monitor si sposta alla finestra di fronte al tavolo, catturando qualcosa d’insolito: i rami del cachi grondanti di pioggia ospitano un branchetto di pappagalli di medie dimensioni. 

Colore verde brillante, coda lunga, rossi il becco e l’anello intorno all’occhio: sono quattro parrocchetti dal collare. Indifferenti alla pioggia che bagna il loro piumaggio, svolazzano da un ramo all’altro e affondano i loro becchi nei frutti polposi.

Da circa due mesi la mia pianta sfama commensali alati: storni, capinere, passeri, cince. Ormai molti rami sono stati completamente spogliati dei loro frutti. Ora quelli rimasti offrono preziose calorie a questi uccelli esotici.

Prendo la fotocamera; per non spaventare i pappagalli, evito di aprire la finestra e li fotografo attraverso il vetro. I loro piumaggi verdi si stagliano contro l’asfalto bagnato della strada e contro le auto parcheggiate. Preso dallo scattare foto, non mi accorgo che il gatto intanto sta digitando sul computer non più presidiato. 

Il Parrocchetto dal collare è originario dell’Africa centrale e dell’Asia meridionale (penisola indiana); vive sia nelle aree semidesertiche (savane alberate) che nelle foreste. La fuga accidentale di individui tenuti in cattività o la volontaria immissione in libertà ha fatto si che questa specie sia ormai presente in molte altre parti del mondo. Negli ultimi anni popolazioni di parrocchetti dal collare si sono insediate nella penisola italiana ed in altri paesi europei. 

Sul web trovo articoli riguardanti la presenza di questa specie alloctona in diverse zone d’Italia: Liguria, Puglia, Roma, Milano, Firenze, ecc.

Questi pappagalli gradiscono i cachi, un articolo del 18 gennaio 2019 riporta: “ i parrocchetti dal collare si sono riprodotti, e hanno colonizzato le aree verdi di Milano  …  svolazzano al Parco Sempione, all’Idroscalo e perfino in largo Cairoli, dove sono stati immortalati mentre fanno merenda con i cachi”.

In alcuni articoli l’espansione di questa specie esotica in Italia viene vista con preoccupazione per la competizione alimentare con la fauna alata autoctona o per i danni che potrebbero arrecare alle colture, altri articoli analizzando le abitudini di questi pappagalli ridimensionano le preoccupazioni – la loro presenza tende ad essere confinata alle aree verdi cittadine.

E’ la prima volta che mi imbatto in esemplari (liberi) di questa specie e la sua presenza non mi è stata finora segnalata da altri naturalisti; forse quelli che sto guardando sono i discendenti di individui scappati dalla cattività e, venuti in avanscoperta, annunciano la colonizzazione della periferia di Fano (nelle settimane successive rivedrò il branchetto di parrocchetti dal collare posarsi nuovamente sul mio cachi ed in volo sul quartiere Vallato).

Ripongo la fotocamera nella custodia, la mia collezione virtuale si è arricchita di un’altra specie, la cui insolita livrea ha dato una scossa alla monotonia della giornata. 

Didascalie foto:

Parrocchetti dal collare, Fano (PU), 26 dicembre 2021

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1 Commento

  1. Buongiorno! Anche noi qui al Vallato abbiamo visto un gruppo (6) di parroccetti dal collare, proprio davanti a cada nostra, in data 6 gennaio. Chissà se ci sarà dunque una colonia stanziale proprio a Fano? 🙂

    Giulia, Sofia e Alex

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