3 dicembre 2021

Dalle finestrelle del capanno ornitologico che si affaccia sull’acquitrino osservo le numerose alzavole, ne conto 64.

Una metà pastura nelle acque basse, l’altra metà riposa sull’isolotto, occupandolo completamente.

Al margine dell’isolotto c’è un’anatra di dimensioni maggiori: è un maschio di Canapiglia.

In Italia è meno comune di tante altre specie di anatre. Pur essendo cacciabile negli Stati membri dell’Unione Europea, la Canapiglia ha uno stato di conservazione sfavorevole ed è ritenuta vulnerabile.

La specie nidifica soprattutto nella steppa russa ad est del lago Baykal ed in altre regioni dell’Europa (solo un numero limitato di coppie nidifica nell’Italia settentrionale, prevalentemente nelle zone umide dell’Emilia-Romagna).

Sverna nelle regioni del bacino del Mediterraneo. I migratori che arrivano in Italia provengono dall’Europa centrale, dall’area baltica e dalla Russia.

Probabilmente l’individuo giunto nell’acquitrino vicino alle rive del Metauro sta completando il viaggio verso il quartiere di svernamento – la migrazione post-riproduttiva va da settembre a novembre.

Durante il viaggio deve avere perduto i contatti con le compagne – ha abitudini gregarie –, ecco perché sta in compagnia delle “cugine” alzavole. Anche se poi la sua indole timida e schiva la spinge a stare al margine dell’assembramento.

Ad un certo punto la canapiglia si stira, apre e sbatte le ali mostrandone le parte superiori nere e castane. Lascia l’isolotto e va a pasturare nell’acquitrino.

Ora posso osservarla meglio: piumaggio grigio vermicolato sui fianchi e sul dorso, sottocoda nero, specchio alare bianco, petto screziato di scuro che sembra un tessuto ricamato, becco color piombo.

E’ un’anatra di superficie, si limita ad affondare la testa, a volte il becco fuoriesce dall’acqua con alghe o vegetali penzolanti.

Riprende a piovere. Pioggia intensa che mi blocca all’interno del capanno mentre nell’acquitrino la canapiglia, le alzavole, le gallinelle d’acqua e le folaghe proseguono nella ricerca di cibo. Le gocce bucherellano la superficie dell’acquitrino e si posano sul loro piumaggio idrorepellente. Loro non se ne curano, neppure quando a scendere sono “goccioloni” che bombardano l’acqua intorno a loro.

Proprio quando smette di piovere (ed io mi accingo a lasciare il capanno) la canapiglia torna sull’isolotto e va a rioccupare lo stesso punto di prima al margine dell’assembramento di dormienti.

Didascalie foto:

1 – Decine di alzavole riposano sull’isolotto

2 e 3 – Maschio di Canapiglia, 3 dicembre 2021

4 – Maschio di Canapiglia con materiale vegetale che penzola dal becco

5 e 6 – Canapiglia sotto la pioggia

7 – Canapiglia sull’isolotto

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