Lo scorso 4 giugno, quando nel Diario verde scrissi “Il nido del tuffetto”, ero convinto dell’avvenuta distruzione della covata. Le visite successive allo stagno mi hanno spinto a riscrivere il finale.
Agosto 2021
Me lo aveva fatto notare Luciano, uno dei fotografi dell’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani) che frequentano lo Stagno Urbani.
Entrando in uno dei capanni ornitologici che si affacciano sugli specchi d’acqua lo avevo trovato all’opera, la sua fotocamera stava inquadrando una sgarza ciuffetto sulla sponda dell’acquitrino. Ci scambiammo informazioni sui visitatori pennuti di quel giorno (2 maggio 2021); poi Luciano da una finestrella del capanno che si affaccia sul piccolo stagno mi indicò il nido.
Il lato opposto dello specchio d’acqua non è ricoperto dalla vegetazione acquatica ma da rovi i cui rami scendono fino a toccare la superficie dell’acqua. Seminascosto dalla vegetazione, un tuffetto era posato su un ammasso vegetale che spuntava appena dal pelo dell’acqua. La coppia stava costruendo una zattera galleggiante ancorandola ai rami spinosi del Rovo.
In questi specchi d’acqua a ridosso delle rive del Metauro il Tuffetto – il più piccolo degli svassi europei – è presente sia nella cattiva stagione che in quella riproduttiva, quando mostra la sua elegante livrea nuziale, ma non mi era mai capitato di osservarne il nido.
Da quel giorno tutte le volte che visitavo lo stagno passavo a controllare il nido.
Mentre uno covava, quasi sempre l’altro tuffetto nuotava e s’immergeva nelle acque circostanti e, di tanto in tanto, trasportava col becco materiale per il nido che poi il compagno in cova sistemava. Alghe, foglie secche, materiale viscido che accresceva e consolidava la zattera ancorata alla vegetazione.
Normalmente questo specchio d’acqua è frequentato da gallinelle d’acqua, folaghe e anatre, ma non era più consentito agli altri uccelli acquatici transitare in prossimità del nido; le poche volte che accadeva l’intruso veniva malamente scacciato dal tuffetto non impegnato nella cova.
In una foto che scattai (il 16 maggio) al tuffetto in cova in un momento che si sollevava notai quattro uova bianche nella depressione centrale del nido – le coppie di Tuffetto depongono di norma 4-6 uova con un intervallo di un giorno una dall’altra; siccome l’incubazione inizia con la deposizione del primo uovo, la schiusa è asincrona.
Visto che l’incubazione dura da 19 a 25 giorni, secondo i miei calcoli nella visita che compii il 1° giugno i primi pulcini potevano essere nati. Già pregustavo il seguire dalla finestrella del capanno i genitori di Tuffetto impegnati nella cura dei pulcini, trafelati tra seguire loro e covare le uova non ancora schiuse.
Sollevando la tendina che copre la finestrella mi sorprese invece la presenza in quell’angolo di stagno di una femmina di Germano reale insieme ai suoi già cresciuti anatroccoli (ormai grandi quanto lei). Strano che il tuffetto non li abbia scacciati! Puntai il binocolo sul lato opposto della riva: la zattera galleggiante era scomparsa.
Mi domandai chi poteva avere distrutto il nido e vanificato tutto quel tempo (un mese) speso dalla coppia a covare; la nutria immobile nell’acqua a breve distanza dalla scena del delitto sembrava l’imputata perfetta.
Però a luglio, quando tornai a visitare lo stagno, trovai un giovane dituffetto nello stesso specchio d’acqua dove per tutto maggio avevo seguito la nidificazione.
In tutte le visite successive che feci con cadenza settimanale, fino ad oltre metà agosto (l’ultima volta il 19 agosto), il giovane di tuffetto è stato sempre presente nel piccolo stagno in compagnia di un adulto. Forse non era andata distrutta l’intera covata, almeno un uovo si era schiuso.
Didascalie foto:
1 – Nido di Tuffetto, Stagno Urbani (Fano), 9 maggio 2021
2 – Tuffetto giovane, Stagno Urbani, 19 luglio 2021
3 – Tuffetto giovane, Stagno Urbani, 5 agosto 2021
4 – Tuffetto giovane, Stagno Urbani, 10 agosto 20215 – Tuffetto giovane, Stagno Urbani, 19 agosto 2021
5 – Tuffetto giovane, Stagno Urbani, 19 agosto 2021