Riassunto delle puntate precedenti
Da questo muro in poi
s’allunga il campo
dove trent’anni fa
abbiamo fatto
il gioco del massacro.
Certo non ha temuto
chi ha costruito, dopo,
ma qualcosa comunque è andato storto.
Hanno lasciato tutto come si fugge
alle prime luci del giorno, sotto gli spari
e non si torna:
la betoniera svuotata,
una secchia addosso alla transenna,
le bottiglie di birra
infilate al contrario nei condotti
per tappare i buchi.
E quelle tracce
minuscole, che pure vedo
e gli assalti del vento ai cespugli
invernali…
Salgo in macchina, metto in moto, parto.
Verrà qualcuno con la giacca di ferro
e parlerà
Dio se parlerà.
Margot
Margot, la poesia
non è la trascrizione di una seduta
psichiatrica, e neppure
il verbale dei tuoi stati d’animo
reso in una caserma
di Polizia.
Margot, la poesia
potresti essere tu
mentre succhi il sangue
di una sbucciatura
e poi accarezzi il tuo tatuaggio
con l’angelo dei Led Zeppelin.
Potresti essere tu,
se io potrò.
Intanto penso che niente ci accomuna
se non l’essere insieme nati in dolorosa carne
e che non c’è altro cielo oltre che questo
cara Margot.
Te ne accorgerai?