30 agosto 2020 – Foce del Metauro
Il vento e la pioggia della notte hanno scacciato l’afa di agosto.
Sta tuonando, le traiettorie spezzate dei fulmini si disegnano contro un cielo plumbeo. Virgole bluastre scendono verso l’orizzonte chiaro: al largo sta piovendo.
Nella barra di foce, deserta, giunge una coppia, lui ha i teli da mare sotto il braccio.
Su quella ghiaia la sagoma di un limicolo; tarchiato, con disegno nero sul petto e macchia chiara nella gola: è un voltapietre; un giovane, visti i margini biancastri delle penne del dorso.
Se ne sta fermo, si limita a pulirsi il piumaggio col becco.
La coppia è indecisa sul da farsi, si aggira in quella spiaggia ghiaiosa portandosi a pochi metri dal limicolo (senza vederlo); il voltapietre si sposta appena, giusto per non finire sotto i loro piedi; o è molto stanco – deve avere da poco lasciato il luogo in cui è nato a nord del 60° parallelo (tra il Mar Bianco e la Siberia), o semplicemente non nutre timore verso gli umani, che forse finora non ha avuto occasione di incontrare.
La caduta di qualche gocciolone spinge la coppia ad andarsene con i loro inutili teli da mare sotto il braccio.
31 agosto
Un’altra giornata piovosa. Il giovane di voltapietre è ancora sulla barra di foce. Si muove sulla battigia dove si è accumulata una gran quantità di materiale spiaggiato (soprattutto alghe e cozze). Con il becco ribalta le conchiglie di cozze alla ricerca di invertebrati che si annidano sotto – non a caso si chiama voltapietre.
Interrompe per un attimo la sua ricerca di cibo quando ode i versi di due beccacce di mare che sorvolano le acque costiere in direzione sud – forse quei versi gli rammentano che anche lui ha un viaggio da portare a termine -, ma poi riprende la sua ricerca, girando conchiglia dopo conchiglia.
2 settembre
Eterna è la lotta tra l‘acqua corrente del fiume che vuole aprirsi un varco tra la ghiaia della barra di foce ed il moto ondoso che lo richiude, ma in una stagione così avara di pioggia è il fiume a soccombere: da tempo la barra di foce è senza interruzioni, separa completamente le acque marine da quelle salmastre della foce.
C’è sempre il giovane di voltapietre, ma questa volta è fermo nella parte interna della barra di ghiaia, sulla riva dello specchio d’acqua salmastra. Non sono ancora le 7.30 del mattino, forse ha trascorso la notte in quel punto riparato.
Un cane (senza guinzaglio) e poi la padrona passano a pochi metri dal limicolo senza accorgersi della sua presenza e lui non scappa via.
8 settembre
Sulla barra di ghiaia staziona ancora un giovane di voltapietre. Mi piace pensare che sia lo stesso individuo osservato il 30, il 31 agosto e il 2 settembre e che trovi la foce del Metauro un luogo adatto per un soggiorno che interrompa il lungo viaggio verso i luoghi di svernamento, rotta che ha intrapreso per la prima volta.
E’ vicino a due donne che stanno cercando conchiglie all’estremità sud della barra di ghiaia. Forse sono ospiti del vicino campeggio e, visto che oggi il mare è mosso, hanno deciso di dedicarsi alla ricerca di gusci di molluschi da riportare a casa. Quando trovano qualcosa d’interessante la infilano in una busta di plastica.
Come altre persone nei giorni scorsi (e persino un cane), le cercatrici di conchiglie non si accorgono del voltapietre pur passandogli accanto – le loro ombre attraversano il punto della spiaggia in cui il limicolo staziona.
Lui resta immobile vicino alle due donne chine, forse trova quei gesti (tenere la testa piegata verso il basso e controllare gusci di molluschi) simili al suo ribaltare conchiglie col becco per stanare piccoli crostacei ed altri invertebrati; in fin dei conti tutti e tre potrebbero essere una sola squadra.
Didascalie foto:
1 – Piove al largo, barra di foce del Metauro, 30 agosto 2020
da 2 a 5 – Giovane di Voltapietre, foce del Metauro (dal 30 agosto all’8 settembre)