Si erano mossi per tempo. Non volevano trovarsi con dei problemi da risolvere all’ultimo momento. La riunione era filata liscia. Era stato individuato il gruppo musicale, fissati il giorno e l’orario dell’evento per festeggiare i trent’anni dalla nascita del centro di educazione ambientale. Lo spettacolo all’aperto, nell’aia della vecchia casa colonica trasformata in centro di educazione ambientale, sarebbe terminato dopo il tramonto.
Si decise di offrire al termine dello spettacolo un aperitivo ai partecipanti. Lo spumante sarebbe stato donato da un socio, mentre altri prodotti a chilometro zero sarebbero stati forniti dal gruppo d’acquisto solidale che ogni sabato mattina nell’aia della casa effettua la distribuzione delle merci ai soci.
Un consigliere intervenne, ricordò i dati allarmanti di un recente rapporto internazionale: ogni anno nel mondo vengono prodotte 396 milioni di tonnellate di plastica, di queste un milione di tonnellate vengono disperse in natura. Ormai le campagne “plastic free” imperversavano, in tante fiere ed altri eventi organizzati da amministrazioni comunali i prodotti usa e getta erano banditi, non poteva certo essere proprio il loro centro di educazione ambientale ad utilizzarli.
Un altro consigliere ricordò che nel precedente evento organizzato dal loro centro di educazione ambientale gli aperitivi erano stati serviti in bicchieri monouso di mater-bi, una famiglia di bioplastiche compostabili.
C’è chi fece presente i costi elevati di questi bicchieri, chi che l’usa e getta, anche se biodegradabile-compostabile, non è una soluzione accettabile per un centro di educazione ambientale, che ha il dovere di contrastare la cultura dello spreco.
Si era fatto tardi, il presidente decise di aggiornare la riunione per risolvere questo ultimo particolare.
Ci si aspettava che questo secondo incontro sarebbe stato estremamente breve, ma non fu così. Un membro del consiglio direttivo propose l’acquisto di bicchieri di vetro: «Ne acquistiamo un centinaio – era questo il numero di partecipanti previsto – e siamo a posto».
C’è chi sollevò il problema del lavaggio dei bicchieri.
«Li laveremo noi volontari» disse una consigliera piena di entusiasmo.
Entusiasmo che venne subito spento: «A mano si spreca molta più acqua che utilizzando la lavastoviglie».
«Va bene, vorrà dire che uno di noi li porterà via al termine dello spettacolo e utilizzerà la propria lavastoviglie».
«Ma quanta energia si spreca?».
Il dibattito proseguì, alcuni affermavano che il ciclo veloce di mezz’ora della lavastoviglie era troppo energivoro, altri che era peggio quello di due ore e mezzo.
Poi un consigliere intervenne: «Mi sembra di ricordare che per distribuire bevande al pubblico si debbano utilizzare bicchieri di vetro “sterilizzati” dimostrando di avere una lavastoviglie a disposizione».
«Non possiamo certo acquistare una lavastoviglie per usarla poche volte all’anno».
«Esistono anche le lavabicchieri».
Un consigliere fece una rapida ricerca utilizzando il computer posto sul tavolo intorno a cui il consiglio direttivo si era riunito; «Costa come la lavastoviglie e rimane il fatto che la useremmo poche volte all’anno».
Si era fatto tardi, il presidente fissò un terzo incontro, «Ma questa volta venite con le idee chiare!».
Al terzo incontro fu proprio il consigliere che aveva sollevato il problema dell’usa e getta ad avanzare una proposta “rivoluzionaria”: niente bicchieri di vetro da acquistare, i partecipanti li avrebbero portati da casa. Senza questo l’aperitivo non sarebbe stato servito. Le locandine e i comunicati stampa avrebbero dovuto mettere in evidenza questo particolare.
Non mancarono obiezioni a questa proposta, «Va bene, le donne lo possono mettere in borsetta, ma un uomo che viene da solo dove lo tiene questo bicchiere?».
«Bisognerebbe darsi da fare per contrastare l’Amazzonia che brucia e le calotte polari che si sciolgono e noi siamo ancora qui a parlare di bicchieri!» sbottò una consigliera. Qualunque altra obiezione cessò e la soluzione radicale fu approvata.
L’aia era illuminata da faretti da quando era calato il buio. Lo spettacolo si era appena concluso, i musicisti avevano iniziato a riporre i loro strumenti. Lui, l’ideatore della proposta rivoluzionaria, era soddisfatto, tutto era filato liscio.
Puntò lo sguardo verso l’angolo dove si servivano gli aperitivi; i partecipanti si erano alzati dalle sedie e stavano assediando il tavolo. Il timore che le persone sarebbero giunte sprovviste di bicchieri si era dunque rivelato ingiustificato; la sua idea aveva avuto successo.
Si avvicinò, ma quando giunse a pochi passi la sua espressione mutò.
O già serviti o in fila, tutti chiacchieravano allegramente dopo quasi due ore seduti ad ascoltare musica e letture, ognuno con il bicchiere in mano, quasi tutti avevano portato da casa bicchieri di plastica usa e getta.
[immagine di Stefano Paci]