Lo scrittore svedese Fredrik Sjöberg durante una visita al Moderne Museet di Stoccolma rimase folgorato dalla visione di un acquerello, Pino a Roskär, di Gunnar Widforss.
Sjöberg ha una passione per i pini. Da ragazzo ci si arrampicava: “Pini. So tutto su come si comporta la luce del sole su un pino e sulle ombre sottostanti, a prescindere dall’età dell’albero, e dove cresce e come. Rugiada e nebbia, neve, pioggia e tutto il resto, basta che abbia a che fare con un pino.
Sia ben chiaro, qui non stiamo parlando di scienza. Non sono gli aspetti prosaici della storia naturale del pino quelli che conosco bene, e del resto neanche mi interessano. Non sono mai stato uno scienziato. No, diciamo piuttosto che qui si tratta dell’intera immagine del pino, della sua personalità, per quanto oscuro possa apparire un tale sapere. Questa è la mia materia ...”.
Da quel pino rappresentato nell’acquerello parte la sua voglia di saperne di più di un pittore praticamente sconosciuto in Svezia. In L’arte della fuga (Iperborea, 2017) Fredrik Sjöberg racconta la vita dell’artista conterraneo Gunnar Widforss (1879-1934), pittore di acquerelli.
Spirito inquieto, Gunnar Widforss dopo avere viaggiato in lungo e in largo per l’ Europa, agli inizi degli anni Venti si recò in America dove trascorse il resto della vita.
Dell’America non visitò le metropoli ma i luoghi dove a dominare è la natura, in particolare i parchi nazionali. Praticamente ignorato in Europa diverrà famoso negli Stati Uniti d’America – dove verrà definito “il pittore dei parchi nazionali”.
Oltre a cercare il riconoscimento del suo talento, Gunnar Widforss andò alla ricerca continua della bellezza incontaminata della natura e di una vita semplice – per alcuni anni abitò in una tenda.
L’autore non si è limitato a consultare lettere (tantissime quelle che l’acquerellista scrisse alla madre) ed altri documenti, ad intervistare i parenti, a contattare persone sopravvissute che l’hanno conosciuto, visita pure i luoghi, in particolare il Gran Canyon e lo Yosemite, dove il pittore svedese visse alla perenne ricerca di paesaggi suggestivi (e della luce perfetta).
Come si è già notato nell’altra sua opera, L’arte di collezionare mosche, a Fredrik Sjöberg piace divagare, perdersi in aneddoti gustosi; e così l’Autore, di tanto in tanto, lascia la vita di Gunnar Widforss per seguire quelle degli amici e delle altre persone che sono entrate in contatto con il pittore, o per raccontare fatti in qualche modo legati al pittore o ai luoghi che visitò, come la nascita dell’industria del chewin gum, di quella dei puzzle e l’importazione di cammelli in Nord America; l’autore (che è anche un birdwatcher) non manca neppure di raccontare i suoi incontri con l’avifauna americana mentre è sulle tracce dell’acquerellista.