“Non è il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato. E’ la speranza che ciò che poteva essere – e non è stato – possa ancora essere”. In questa affermazione, quasi lapidaria, di Luigi Ferrari sta in larga misura il senso di un orizzonte culturale volto alla riabilitazione “controfattuale” di tutta quella musica del ‘900 rimossa o dimenticata dai canoni di una modernità tarpata dal costante ripudio delle proprie radici. Questo, con coerenza, l’orizzonte che ha perseguito Ferrari nella sua “vita” precedente di musicologo e direttore artistico cosmopolita e questo continua a perseguire, con altri mezzi, nella sua nuova “vita” di scrittore. Perché è solo la tensione per una “causa giusta” che può spingere un colto e affermato professionista (giunto alla pensione) a misurarsi con un romanzo “iniziatico” come TRIADE MINORE.  Iniziatico per lo stesso Ferrari, al suo esordio come narratore, intento a raccontarci una storia presente percorsa dai ricordi (e dai rimorsi) del direttore dei programmi musicali della BBC di Cardiff per la perdita improvvisa – venti anni prima a causa di un incidente stradale – di un suo giovane collaboratore da lui inviato ad intervistare una cantante lirica novantenne in una casa di riposo. Ma iniziatico anche per i lettori che vengono accompagnati, attraverso l’artificio narrativo di registrazioni vecchie di vent’anni ritrovate in una borsa misteriosamente riapparsa da allora, all’interno di una dimensione umana ed artistica poco conosciuta: quella dei grandi musicisti russi a cavallo tra ‘800 e ‘900. Tra questi Nikolaj Medtner, autore ignorato dai più a cui, invece, si devono pagine di musica che nulla hanno da invidiare a quelle di autori ben più noti, a lui più o meno contemporanei, come Stravinskij, Skrjabin e Rachmaninov.

Attraverso quelle sorprendenti registrazioni il lettore viene calato nel mondo artistico di un secolo fa dove i fratelli Medtner – Emilii e Nikolaj – insieme ad Anna Bratenshi – musicista ebrea  amata da entrambi che sposerà prima l’uno e poi l’altro, questa la triade del titolo – cercheranno con fatica di sopravvivere alla complessa temperie del periodo successivo alla rivoluzione del ‘17 nella costante tensione verso un linguaggio musicale rivolto a misurarsi con i canoni innovativi contemporanei senza mai rinunciare alla grande tradizione musicale russa (ed europea).

Nell’avvincente sviluppo della vicenda e nella lenta emersione delle tante “verità” di quelle registrazioni, fino all’imprevedibile finale, Ferrari rivela qualità non comuni nel tenere insieme i due tempi del racconto – quello vissuto tanti anni prima da Nikolaj Medtner e quello attuale di Brynmor Davies, il direttore della sede gallese della BBC – restituendo al lettore un senso del tempo in grado di superare distanze cronologiche apparentemente incolmabili. Ed esaltando coerentemente la prerogativa di un’arte come la musica per la quale il tempo che scorre, invece di allontanarci dalle note di un musicista russo vissuto un secolo fa, si ridimensiona, come la pausa di un’esecuzione, in un breve intervallo che consente allo stesso Davies (e al lettore con lui) di incontrare per la prima volta, quasi come fosse a noi contemporaneo, il talento misconosciuto di Nikolaj Medtner. Una breve pausa – a pensarci bene – molto simile a quella che intercorre tra le due vite di Luigi Ferrari.

In fondo – dirlo di questi tempi è quasi blasfemo – a non esistere è solo il presente. L’unica certezza è che esiste un passato in relazione al quale (forse) esisterà un futuro.

 

Luigi Ferrari, Triade minore, Ponte alle grazie.  16 euro

 

 

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