Incuriosito da Guido Caldiron attraverso un’illuminante intervista all’autore (il manifesto, 6.10.18) mi sono letto tutto d’un fiato L’ordine del giorno di Eric Vuillard, premio Goncourt 2017. Un testo impagabile. Passando in rassegna alcuni personaggi chiave delle vicende infami che portarono al nazismo, al secondo conflitto mondiale e alla Shoah, attraverso una poderosa ricerca documentaria tradotta in un romanzo breve (meno di 140 pagine), lo scrittore francese riesce attraverso il racconto di particolari (tutti autentici e documentati) a fornirci un’istantanea spietata e senza appello delle élite europee complici dell’orrore hitleriano fin dal suo primo manifestarsi. Al di là della goffa invasione dell’Austria da parte della “patetica” macchina da guerra del Reich, quello che (quasi) sconcerta è come tutta la vicenda nazista, spesso da molti raccontata con i toni della tragedia greca, sia in realtà fin dall’inizio percorsa da una “banalità del male”, da un’accondiscendenza miserabile e dalle “buone maniere” di coloro che ne favorirono l’ascesa (i grandi industriali tedeschi), che si sottomisero senza dignità ai diktat hitleriani (il cancelliere austriaco von Schuschnigg) e che, per “buona educazione”, finsero di non vedere la tragedia già in corso (il premier britannico Chamberlain). E’ sconcertante ma eppure queste erano le “cifre” delle classi dirigenti europee tra le due guerre mondiali: élite inette, pavide, mediocri in attesa salvifica di un argine all’incombente (?) minaccia comunista. Quasi che il nazismo avesse potuto rappresentare una soluzione “tecnica” indolore al presunto dilagare del “mostro” bolscevico. Il bello di tutta questa vicenda – si fa per dire – è che, ad esclusione dei criminali processati a Norimberga, nessuno di questi complici, a partire dai grandi industriali (e finanzieri) tedeschi, avrebbe mai espiato alcunché dopo la fine del conflitto. Anzi, riciclati come “produttori” nella nuova Repubblica federale tedesca, sarebbero stati di nuovo i protagonisti della scena economica, finanziaria e politica dell’Europa del secondo dopoguerra attraverso i loro “indistruttibili”, grandi, marchi: Krupp, Siemens, Bayer, Opel, etc. La luce sinistra di questi protagonisti dell’ascesa hitleriana (e dei loro modi così “deferenti e rispettosi” nei confronti del cancelliere del Reich) continua a ipotecare il nostro presente dove l’ignavia e l’indifferenza di molti combinate con la quotidiana arroganza e l’ordinaria ferocia delle élite ripropongono copioni che Vuillard, dietro a un fluire della Storia, forse solo apparente, ci aiuta a svelare con grande sensibilità e intelligenza.
Dall’ascesa del nazismo è passato quasi un secolo ma, guardando le tante polveriere su cui siamo seduti e le continue riapparizioni di vecchi mostri, forse stiamo tornando al punto di partenza, dove sarà sempre necessario che tutto cambi affinché tutto resti com’è?
ERIC VUILLARD, L’ordine del giorno, Edizioni e/o, Roma 2018 [14 euro]