Questa mattina sono andata a visitare un gruppo di donne nel quartiere Ciriri dove lavoro. Partiamo dal centro e fra salite e discese, in mezzo a casette in legno e campi di fagioli e magnoca, camminiamo circa 20 minuti a piedi. Sono solo le 9 del mattino ma già fa molto caldo e l’aria è pulita poiché siamo distanti dal centro città. Quando ti muovi in mezzo a questi quartieri non puoi stare troppo tempo a guardare attorno perché le stradine sono in terra e sassi e devi per forza concentrarti a guardare dove mettere i piedi. Tutte le casette sono a poca distanza una dall’altra e qua a differenza della città non ci sono mura alte che le separano ma tutto è aperto e quindi ho l’occasione di passare in mezzo a donne che lavano i vestiti, che preparano il cibo, che allattano, a signori che giocano, che comprano sapone e pane. Arrivo e le donne mi aspettavano all’interno di una casa costruita con la terra, dentro c’è lo stretto indispensabile, delle poltrone e un divano in legno, cioè c’è solo la struttura e non la parte morbida dei cuscini, un tavolinetto in legno e uno di quei mobiletti della nonna, sempre in legno con le ante davanti in vetro dove dentro c’erano i bicchieri. Erano circa una trentina di donne di tutte le età, da giovanissime ad anziane e tutte con i loro bambinetti addosso. Si presentano, mi presento, le persone che sono con me si presentano a loro volta.
Le donne sono un gruppo di mamme, con un presidente donna a capo, che si incontrano e discutono e si danno consigli su come migliorare le loro condizioni di vita. Fanno anche piccoli lavoretti in tessuto: cesti, borse, guanti per la doccia che poi possono rivendere e inoltre gestiscono un piccolo campo dove coltivano alcuni legumi che poi possono rivendere. Siamo nell’Africa povera, queste donne muoiono senza sapere il motivo, non riescono ad accedere alle cure mediche, queste donne mettono al mondo bambini e la maggior parte muore per cause a loro sconosciute. Queste donne hanno dai 12 ai 15 figli a testa, donne che ancora a 50 anni allattano. Queste donne, mi raccontano, ogni giorno devono cercarsi il modo di sopravvivere, partono la mattina presto per vendere qualcosa e con i soldi che ricevono comprano da mangiare per tutta la loro megafamiglia. Sono donne distrutte, stanche, i loro tratti sono tratti di una donna europea di 80 anni, donne che non si godono mai nemmeno un momento di benessere, faticano, sudano, si sforzano per tutta una vita e poi muoiono. Ma, non cercano altro, sono donne che accettano le loro condizioni e a testa bassa ubbidiscono ai loro mariti assenti e violenti, ubbidiscono ai canoni culturali, alle regole della tribù, se si pongono delle domande è soltanto a loro stesse ma mai alla comunità, non chiedono niente e mai di più. Fanno una vita sfiancate in case di terra, lontane nella periferia della città.
Io pongo tre domande :
- Perché fare così tanti figli se avete così tanti problemi di povertà, di ricerca quotidiana di cibo e di mortalità infantile?
- I vostri mariti, responsabili delle vostre tante gravidanze, davanti ai vostri problemi quotidiani come si comportano? Si assumono parte della responsabilità? Vi aiutano?
- Quelle poche donne qui presenti che hanno 2/3 figli (ne hanno così pochi perché hanno riscontrato problemi e non possono più metterne al mondo altri) sono contente della loro situazione, si sentono fortunate guardando la grande difficoltà delle altre oppure sono dispiaciute?
Le risposte alla prima domanda:
Rispettiamo la volontà di Dio, Dio ci ha dato la possibilità di essere fertili e non possiamo andare contro la sua volontà.
Abbiamo paura di prendere la pillola anticoncezionale perché le donne che l’hanno presa hanno avuto delle conseguenze molto drammatiche fra cui anche la morte.
Non possiamo disobbedire all’uomo, mai.
Alla seconda domanda :
No, l’uomo non fa niente di niente. Risposta all’unisono.
Alla terza domanda :
Sì mi dispiace molto, io ho due figli ormai grandi e come mio marito non sono mai a casa, mi piacerebbe passare il mio tempo con un bebè.
No, non mi dispiace, sono contenta dei tre figli che ho e poi se Dio ha voluto così io non posso di certo contraddire la sua volontà. Vorrei più soldi che figli.
Mi chiedono se anche da noi ci sono gruppi di donne che fanno la stessa cosa. Mi sono trovata in difficoltà a rispondere, ho detto che solitamente io ho sempre sentito parlare di donne che si incontrano per corsi pre-parto oppure donne che fanno squadra e lottano contro qualcosa che sia politica o malattie o altro.
Una signora ha messo al mondo 16 figli, 16 figli!